Si consideri il travisamento da parte di Dawkins del ruolo e della natura della Scrittura nella fede cristiana. Dawkins afferma: “Dal momento che una tesi principale di questo capitolo è che non dobbiamo derivare, e non deriveremo, la nostra morale dalle Scritture, Gesù deve essere onorato come un modello per tale tesi” (250). Tuttavia, quello che Dawkins, lui stesso, riconosce è che Cristo è il compimento delle profezie del Vecchio Testamento (97). Cristo dice: “‘La Scrittura deve essere adempiuta in me'” (Luca 22:37, 24:27, Giovanni 19:28, 36; 12,16). Secondo Bart Ehrman, Matteo presenta Gesù come il nuovo Mosè, sulla base della idea di Marco di Cristo come il Figlio sofferente di Dio: Continua a leggere
Simon Watson
L’illusione di Dio 8
Arriviamo così alla contestazione di Dawkins contro l’etichetta di “fondamentalista laico”:
I fondamentalisti sanno di essere nel giusto perché hanno letto la verità in un libro sacro e sanno, in anticipo, che nulla li smuoverà dalle proprie convinzioni. . . Se l’evidenza appare in contraddizione con esso, è l’evidenza che deve essere buttata fuori, non il libro. Al contrario, ciò che io, come scienziato, credo (per esempio, l’evoluzione) non lo credo a causa della lettura di un libro sacro, ma perché ho studiato le evidenze. Ai libri sull’evoluzione non si crede perché sono sacri. Vi si crede perché presentano una schiacciante quantità di prove che si reggono reciprocamente. (282) Continua a leggere
L’illusione di Dio 7
Dawkins, tuttavia, come il fondamentalista religioso che crede di conoscere e realizzare la volontà di Dio, non riesce a riconoscere i limiti umani. Con la sua fede totalizzante nella ragione e nel dichiarativo, egli crede che gli esseri umani possano “scoprire che non ci sono limiti” alla comprensione (374). Di conseguenza, egli deride la religione come interamente “irrazionale” (23, 184, 186-7, 199, 51). Continua a leggere
L’illusione di Dio 6
Questa argomentazione può essere valida contro i sostenitori del Disegno Intelligente, che guardano alla “complessità irriducibile” nel mondo naturale per argomentare di un progettista divino (un progettista la cui esistenza deve poi, secondo tale logica, richiedere una spiegazione), ma non tiene nei confronti di coloro la cui fede in Dio è informata dalla scienza evolutiva e da altri saperi, la cui comprensione di Dio non è fissa, statica e dipendente da una comprensione letterale della Bibbia, e il cui Dio non è un “Dio tappabuchi” ma un Dio nel e del mondo. Per molti, Dio naturalmente è “spiegazione”, ma non uno che sta sopra e contro la selezione naturale; Dio come spiegazione include, sussume e si basa su ciò che è rivelato dalla scienza, ma non è delimitato da essa. Il valore e il significato di Dio, quindi, non sono fondati sull’efficacia di Dio come spiegazione empirica del mondo materiale. Continua a leggere
L’illusione di Dio (5)
Quello che troppo spesso manca al dibattito è un senso di umiltà, una qualsiasi consapevolezza che il proprio punto di vista può essere parziale, e qualsiasi riconoscimento che la vita sociale è di solito troppo complessa per soluzioni semplici (Berg 1568). Il sogno utopico di una società perfetta e di un essere umano perfetto, l’idea che ci stiamo muovendo verso la salvezza collettiva, è una delle eredità più pericolose della fede cristiana e l’Illuminismo: “Troppo spesso nel corso della storia, quelli che hanno creduto nella possibilità di questa perfezione (variamente definita) hanno preteso il silenzio o l’eradicazione degli esseri umani che sono di ostacolo al progresso umano”(Hedges 2). Continua a leggere
L’illusione di Dio (4)
Consapevole dell’accusa secondo cui la sua ostilità verso la religione lo contraddistingue come “un ateo fondamentalista”, Dawkins si difende delineando una definizione di “fondamentalismo”eccessivamente semplificata e superficiale. Inizia affermando che egli non è violento come i fondamentalisti e che la sua ostilità verso la religione è limitata alle parole: “Non ho intenzione di bombardare nessuno, di decapitare, lapidare, bruciare sul rogo, crocifiggere, o lanciare aerei contro grattacieli a causa di un disaccordo teologico” (281-2). Tuttavia, come il cristiano fanatico , Dawkins riduce il mondo ad una formula binaria di bene e male, la sua retorica essendo governata dalla costruzione di divisioni (Strozier 42-3). La religione è un “vizio”, una infezione da un virus “mentale”, mentre “l’ateismo indica quasi sempre una sana indipendenza di spirito e, invero, una mente sana” ( 6, 176, 188, 186, 193-4, 3). La religione è superstizione irrazionale, una folle illusione, mentre la scienza è razionale, basata su prove, e fondata sulla realtà (5, 23, 34, 67). Ia religione è oscurantista, ignorante e intellettualmente stagnante, mentre la scienza è illimitata nel suo potenziale di discernere la verità (34, 117, 355, 374). I religiosi sono indottrinati, non si pongono domande, accecati dall’obbedienza, mentre l’ateo è un iconoclasta, un pensatore indipendente (5-6). Evoluzione è l’ateismo, la fede religiosa è fondamentalismo, ed i due sono inconciliabili (11-12, 61, 66, 100, 117-118, 355). Continua a leggere
L’illusione di Dio (3)
Se il fondamentalismo cristiano può essere inteso come una reazione al secolarismo liberale, l’atteggiamento aggressivo di Dawkins contro tutto ciò che è religioso, tra cui Dio, potrebbe essere visto come una reazione alla crescente influenza della destra religiosa. Ronald Numbers, professore di storia della scienza e della medicina presso l’Università del Wisconsin-Madison, cita un sondaggio Gallup del 2005 da cui risulta che il 53 per cento degli Americani ritiene che “Dio ha creato gli esseri umani nella loro forma attuale, esattamente come lo descrive la Bibbia”. Quasi due terzi (65,5%) degli intervistati considerano il “creazionismo”, come sicuramente o probabilmente vero (1). Sempre nel 2005, il Pew Research Center ha scoperto che “quasi due terzi degli Americani dicono che il creazionismo dovrebbe essere insegnato a fianco dell’evoluzione nelle scuole pubbliche” (Numbers 1; Goodstein A7). Numbers è stato molto sorpreso dalla scoperta che molti insegnanti di biologia delle scuole superiori—dal 30% in Illinois e 38% in Ohio a un enorme 69% in Kentucky—sostengono l’insegnamento del creazionismo (Numbers 1, Moore 40). Continua a leggere
L’illusione di Dio (2)
Il termine “fondamentalismo” emerse nei protestantesimo americano all’inizio del XX secolo dopo la pubblicazione di una serie di dodici libretti ad alta tiratura dal titolo I Fondamenti (1910-1915). Curati dal reverendo A.C. Dixon, questi libretti hanno rappresentato la posizione conservatrice di un influente gruppo di scrittori inglesi, americani e canadesi contro l’influenza sempre crescente dei teologi continentali europei come Albrecht Ritschl, Martin Rade e Adolf von Harnack. Essi contenevano un ampio riferimento all’evoluzione e includevano un contributo con il titolo caratteristico “La decadenza del Darwinismo”. Circa tre milioni di copie furono distribuite a pastori, evangelizzatori, missionari, studenti di teologia e laici attivi in tutto il mondo di lingua inglese. I cinque principi fondamentali professati in questi volumi sono l’inerranza della Bibbia, la nascita verginale, l’espiazione, la risurrezione, e la seconda venuta di Cristo (Schwarz 227). Continua a leggere
L’illusione di Dio (1)
In una serie di post presenterò la traduzione di una recensione critica di Simon Watson al libro di Richard Dawkins The God Delusion (2006, trad. it. L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere, Mondadori 2008). La critica di Watson è comparsa sull’ultimo numero di Anthropoetics col titolo “Review Essay: Richard Dawkins’ The God Delusion and Atheist Fundamentalism”.
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Nel suo best-seller del 2006, L’illusione di Dio, Richard Dawkins presenta un’argomentazione contro “Dio” che rispecchia la retorica usata dai fondamentalisti religiosi che si propone di criticare. Anticipando l’accusa di “fondamentalismo”, Dawkins sostiene che egli non è un fondamentalista, perché non prevede la violenza contro i suoi avversari (282). Eppure egli ritiene che la ridicolizzazione sia una valida forma di discorso, e usa immagini di malattia per descrivere il religioso (34, 176, 186, 188, 193-4). Il suo linguaggio è dunque di divisione, dipinge il mondo in toni di bianco e nero, bene o male. Al contrario della “irrazionale” religione, che è un” vizio” e un “veleno” (e i suoi seguaci illusi se non folli), la scienza e la ragione sono illimitate nel loro potenziale di discernere la verità e indirizzare la razza umana verso una morale ( 5, 6, 20, 23, 374, 262-272). Utilizzando tale retorica, L’illusione di Dio sembra avere qualcosa di religioso nel suo intento di convertire il lettore all’ateismo: “Se questo libro funziona come intendo, i lettori religiosi che lo apriranno quando lo metteranno giù saranno atei”(6). Dawkins sostiene anche che egli non è un fondamentalista perché non basa le sue convinzioni su un’interpretazione letterale di un libro sacro, anzi, fonda le sue conclusioni su “evidenze che si rafforzano reciprocamente” (282). Ma come il fondamentalista cristiano che travisa e semplifica eccessivamente la scienza evoluzionistica darwiniana, Dawkins ci presenta una “religione” fantoccio, monolitica e semplicistica, che egli denigra e diffama. Generalizzando dall’estremismo religioso e dal fondamentalismo a tutta la religione, Dawkins dimostra una sordità all’altro religioso e una incapacità di uscire dalla sua “Teoria del Tutto” darwinistica, i cui parametri sono limitati al dichiarativo empirico (144).