L’illusione di Dio 7

Dawkins, tuttavia, come il fondamentalista religioso che crede di conoscere e realizzare la volontà di Dio, non riesce a riconoscere i limiti umani. Con la sua fede totalizzante nella ragione e nel dichiarativo, egli crede che gli esseri umani possano “scoprire che non ci sono limiti” alla comprensione (374). Di conseguenza, egli deride la religione come interamente “irrazionale” (23, 184, 186-7, 199, 51). Egli sostiene: “La fede è un male proprio perché non richiede alcuna giustificazione e non sopporta alcuna argomentazione”, alle persone che hanno fede non viene “insegnato a mettere in discussione le loro credenze e a riflettere su di esse” (308). Eppure, secondo la definizione classica della fede cristiana, la teologia è fides quaerens intellectum, “fede che cerca la comprensione” (Anselmo). È una fede che si avventura a indagare, che ha il coraggio di fare domande, che lotta contro l’inclinazione ad accettare le cose così come sono, che sfida gli assunti acritici su Dio, noi e il nostro mondo. Anche se nel riconoscimento dei limiti dell’essere umano c’è un posto per il mistero, vi è anche un luogo per la ragione. Secondo Daniel Migliore, la fede deve essere distinta dal fideismo, che dice che noi raggiungiamo un punto in cui dobbiamo smettere di ricercare e semplicemente credere: la fede continua a cercare e chiedere in dialogo con l’esperienza e la Scrittura, un circolo ermeneutico. La verità è posseduta sempre e solo in parte, come la fede vede solo vagamente, non faccia a faccia (1 Cor. 13,12) (Migliore 2-3). E la ragione svolge un ruolo chiave in questa lotta. Scrive Agostino:

Così salivo di grado in grado, dai corpi all’anima che del corpo si serve per sentire e di lì al senso interno, che i sensi del corpo informano sul mondo esterno – il massimo cui giungono le bestie, e di lì ancora alla facoltà razionale, al cui giudizio si propone il contenuto delle percezioni sensoriali; e quando in me anche questa si scoprì mutevole, si sollevò all’intelligenza di sé e distolse il pensiero dalle sue abitudini, sottraendosi a una folla di immagini fantastiche e contraddittorie. E ritrovò la luce che l’aveva inondata

 (Confessioni VII.xvii.23)

Agostino giunge “a ciò che è” solo attraverso l’uso della sua facoltà della ragione (Confessioni VII.xvii.23).

Richard Harries afferma che l’idea di fede e ragione come intrinsecamente opposte l’una all’altra è “sbalorditiva nella sua mancanza di prospettiva storica” (19). Egli osserva che tutti i filosofi, antichi e moderni, hanno creduto che ragioni possano essere addotte a favore e contro una visione religiosa della vita: “La maggior parte di loro hanno, in realtà, creduto in Dio, ma tutti hanno pensato la credenza religiosa essere una questione di argomentazione razionale. “La fede religiosa non è una questione di due più due fa quattro, ma di giudizio ben ponderato. Coinvolge il nostro senso estetico, il nostro giudizio morale, la nostra immaginazione e la nostra intuizione. Questi giudizi possono essere la base di una discussione ragionata, ma anche coinvolgono la persona nella sua interezza (Harries 19). Così, i credenti non necessariamente vedono il loro testo sacro come una fonte di verità assoluta, pura e immutabile. Essi interpretano il loro canone con un occhio alle fonti di verità concorrenti, tra cui la scienza la filosofia moderne. Allo stesso modo, considerano la condizione mutevole della società per il suo impatto sulla loro comprensione religiosa. Di conseguenza, molti credenti formano e rivedono le proprie convinzioni, sempre impegnati a garantire una struttura generale del loro credere che sia logica e coerente. Raramente impermeabili alla persuasione, essi sono molto aperti al dialogo razionale, sia all’interno che all’esterno della propria comunità religiosa (Conkle 352).

4 pensieri su “L’illusione di Dio 7

  1. bene… infatti tra credenti e non le etichette saltano spesso di fatto..e la Bibbia non è ( a differenza del Corano) la Parola di Dio ma la contiene…
    diceva più o meno Gomez Davila che la Bibbia non è la Parola di Dio ma quella di uno che l’ha incontrato…

  2. Infatti, la Bibbia oggi si presenta alla coscienza della Chiesa come una realtà anche storica, un testo formatosi nel tempo, un aggregato di narrazioni ecc. ecc. di epoche differenti. Il Corano invece si offre nell’Islam come un testo “eterno”, trasmesso in blocco da Dio a Maometto. E la ricerca storica sulla formazione del Corano non trova spazio nella cultura islamica neppure oggi.

    1. Non ho letto il Corano, ma I Dieci Comandamenti e La Predica di Gesu della Bibbia dovrebbero formare, se ci pensiamo sopra, LA LEGGE.

  3. Anthony de Mello crede che la religione significa liberarsi dalle illusioni; “Quando se ne allontana, e una malattia, una calamita che va evitata. Una volta abbandonate le illusioni, il cuore e libero, fiorisce l’amore….Solo allora saprete chi e Dio…” (Anthony de Mello, Istruzioni di volo per acquile e polli)

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