Chissà cosa avrei immaginato da bambino trovandomi qui. Forse un portale conducente ad un regno segreto nel cuore della montagna. Avevo una fervida fantasia, e costruivo mondi immaginari, che condividevo però con fratello e amici. Mio figlio Guido, autistico, non ha un grammo di immaginazione, non ha mai fatto un gioco simbolico, non è mai stato in grado di capire che una macchinina giocattolo è una rappresentazione di un’automobile reale. La straordinaria ricchezza dei mondi fantastici gli è stata preclusa dalla condizione neurobiologica del suo cervello. Per lui non esistono siffatti portali. Simile a un pianoforte senza tasti, con cui è impossibile suonare non solo Beethoven, ma anche una canzoncina dell’asilo infantile.

non sai come mi ha emozionato leggere queste tue righe Fabio…
mi hai fatto ricordare i giardini della mia infanzia, che percorrevo nei momenti in cui desideravo ritrovarmi a sognare, ricordo il terrazzino, nascosto dall’edera, dal quale ammiravo frammenti di lago e montagna…il vento e la breva che spesso mi facevano compagnia.
Penso che immaginare, in questi angoli di intimità, sia un dono della vita che non dovrebbe essere negato a nessuno.
Pitagora diceva di udire la musica delle sfere celesti.
Io ho provato, anche in alta montagna, nel silenzio più assoluto.
Niente da fare. Forse, a seconda della partitura che si considera, arriviamo tutti prima o poi all’impercettibilità e all’ineseguibilità. Come un pianoforte senza tasti.