La rivoluzione protestante

La rivoluzione protestante. L'altro Cristianesimo

Il titolo originale del saggio di William G. Naphy è The Protestant Revolution: From Martin Luther to Martin Luther King jr. (2007, trad. it. di A. Zampieri, Raffaello Cortina Editore 2010). Naphy segue con un’eccellente sintesi il processo secolare che dai prodromi quattrocenteschi porta a Lutero e al successivo germinare di gruppi e movimenti riformatori nell’ambito della Cristianità. Il punto nodale è quello che si riassume chiaramente nelle ultime righe del saggio: decisiva nel Protestantesimo è la liquidazione dell’elemento intermedio tra il credente e Dio. Tutto consegue da questo, nel bene e nel male. Il libro si chiude così: Continua a leggere

Inizio

img046

Sono nato il 28 dicembre 1950, a Zero Branco, alle ore 13 e al modo antico: in casa, estratto col forcipe dal medico condotto. Venti giorni dopo sono stato inserito nella Christianitas mediante il battesimo degli infanti. Qui mi si vede uscire dalla chiesa in braccio al mio padrino, Elvio Petrovich. Oggi la Christianitas non esiste più, e il battesimo degli infanti sopravvive come una sua reliquia. Esiste ancora il Cristianesimo, in Italia essenzialmente come Cattolicesimo, ma è una realtà molto differente da quella di allora, e sopravvive come scelta consapevole solo in una parte minoritaria della popolazione. Del resto, l’essere minoritario del Cattolicesimo si manifesterebbe pienamente nel momento in cui il battesimo ritornasse ad essere una libera scelta della persona.

La gloria degli altari

La gloria degli altari. I papi santi nella storia della chiesa

Il libro di Roberto Rusconi (Mondadori 2012) ha come sottotitolo I papi santi nella storia della Chiesa. La gloria degli altari è essenzialmente qui la gloria del papato, che dopo la fine del potere temporale (di cui si intravede ancora qualche residuo, tuttavia) tende sempre più all’autosantificazione. Il libro è interessante in quanto mette in luce la logica sottesa alla continua beatificazione di pontefici che si è attuata nell’ultimo secolo: si tratta della logica del rafforzamento del prestigio del papato. Una sfilza di papi santi rende infatti in ultima analisi santo il papato in quanto tale. Si tratta di una novità nella storia della Chiesa: a meno di non riandare ai secoli nebulosi delle persecuzioni imperiali prima di Costantino mai si videro tanti papi fatti beati e santi in rapida sequenza. Come questo possa essere in sintonia col Concilio Vaticano II è tutto da vedere. Personalmente ritengo che il papa polacco abbia tolto quasi ogni vigore alle riforme conciliari, e soprattutto abbia riempito i sommi gradi della Chiesa di spiriti deboli, la cui unica virtù è una supina obbedienza. Gli effetti si stanno vedendo in questi giorni. E penso che in seguito se ne vedranno di peggiori.

Babilonia

moneta d'oro vaticana

«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». (Matteo 6, 24)

Finché ci sarà una Curia, ossia finché il vertice della Chiesa cattolica sarà modellato sulla corte imperiale romana, attorno al papa ruoterà sempre qualcosa di torbido, di non trasparente. Perché meravigliarsi di quel che sta emergendo? Chiunque, come il sottoscritto, abbia avuto un minimo contatto con le sfere alte della Chiesa, sa bene quanto anche esse siano abitate da invidie, debolezze di ogni tipo, lotte per il primato. Poiché non c’è versetto del Vangelo meno amato dai numerosi carrieristi ecclesiastici del celebre MT 20, 16: «Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi». Continua a leggere

Pensiero del Venerdì

Trinità

Pensiero del Venerdì Santo: il Cristianesimo istituzionale ha stipulato un compromesso storico con le religioni sacrificali dell’eterno ritorno, così che annualmente ritornano le celebrazioni della Pasqua, ma il ritorno unico del Cristo non è nemmeno pensato. E la resurrezione, che sempre si ripete ritualmente, è divenuta l’alibi per non pensare fino in fondo la causa della crocifissione. Perché la religione non può vedere la sua propria colpa.

La croce e il potere

La croce e il potere. I cristiani da martiri a persecutori

Una lucida analisi storica, che ripercorre i primi secoli del Cristianesimo, cercando di comprendere i motivi per cui una fede di perseguitati è potuta diventare (anche) una religione di persecutori. L’opera di Giovanni Filoramo La croce e il potere (Laterza 2011) è affascinante, e unisce rigore accademico ad una grande chiarezza espositiva.
L’intreccio religioso-poltico determinatosi con Costantino e i suoi successori, con la centralità del tema dell’eresia, è un argomento di riflessione permanente, non solo perché il rapporto Chiesa-Stato è sempre problematico, specie in Italia, ma anche perché – cosa di cui giustamente Filoramo, che è uno storico, non si occupa – fa  emergere con prepotenza il tema del relativismo. Se infatti posizioni sul trattamento degli eretici come quella di Agostino e di molti altri teologi e Padri della Chiesa debbono essere giudicate come relative al tempo loro e non dotate di un valore extratemporale, allora bisognerebbe concludere che il fedele non può essere vincolato in modo assoluto da un pensiero soggetto a divenire differente nel tempo. Se la repressione dura di ciò che la parte maggioritaria o più influente della Chiesa ritiene eresia non può essere soggetta a valutazione e negoziazione ma si pone come assolutamente doverosa nel 402 dC, come può essere che oggi venga compresa tenendo conto dello spirito di quei tempi, ecc.? Certo, laicamente non si può non farlo, ma allora come evitare che quelli che oggi vengono proclamati come valori non negoziabili, siano percepiti come non assolutamente cogenti, non sottratti ad una riserva di relatività? Continua a leggere

Galileo, Chiesa

Le questioni principali posti dalla condanna di Galileo sono due: quella della natura ipotetica e sperimentale della scienza moderna (circa l’aspetto ipotetico anche il Bellarmino aveva le sue ragioni e Galileo le sue debolezze), e quella dell’esercizio del potere da parte della Chiesa, ovvero del fatto che la sua autorità si è declinata nella realtà anche, e talvolta prevalentemente, come potere. Non la condanna di Galileo di per sé è stata la sventura della Chiesa cattolica, ma il fatto stesso che la Chiesa lo potesse sottoporre a processo e giudicare. Ma questo è dipeso dalla sua romanità, dal fatto che ha mutuato alcuni caratteri dell’impero romano, dal suo essersi costituita come struttura di amministrazione dl sacro, con tutte le necessarie conseguenze. E io non intendo certo sostenere che queste conseguenze non siano state storicamente necessarie. La necessità storica può benissimo essere, almeno per alcuni versi, una sventura.

Verità, tempo

Il problema della verità nella sua relazione allo scorrere del tempo. Le visioni del mondo e i costumi mutano di società in società, di epoca in epoca. Leggiamo ora il Sillabo del 1864, nel quale sono affermazioni della cattedra di Pietro che oggi ci appaiono assolutamente inaccettabili, anzi che oggi il Magistero ecclesiastico stesso rifiuta, proponendo invece il loro contrario.
Ad esempio, la proposizione condannata XXIV recita: “La Chiesa non ha potestà di usare la forza, né alcuna temporale potestà diretta o indiretta”. Quindi il Papa di allora afferma ex cathedra che la Chiesa ha il diritto di usare la forza, ed esercita di diritto un potere mondano. E si condanna altresì l’affermazione (LV) che “È da separarsi la Chiesa dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa”. Quindi secondo il Papa di allora Stato e Chiesa non devono essere separati. E si potrebbero citare molte altre affermazioni di quel pronunciamento dottrinale pontificio che la stragrande maggioranza dei cattolici di oggi non può accettare. Ma se vengono relativizzate al contesto storico-culturale divengono appunto relative. E si debbono pensare come relative anche le affermazioni papali odierne. Continua a leggere

Religione, Chiesa

Quando si discute di religione e Cristianesimo, la tendenza è inevitabilmente quella di assumere un atteggiamento accusatore o apologetico, e dunque una posizione mimetica, di individuazione di colpevoli e di espulsione (gli eretici, gli inquisitori degli eretici, i pensatori che hanno elaborato i dogmi e i modi di difenderli, i modernisti, i reazionari, gli anti-conciliari, i progressisti, ecc. ecc., in un continuo accusarsi e addossarsi l’un l’altro le colpe della caduta morale dell’umanità, della corruzione e del male). Continua a leggere

Tra Berlusconi e Vendola

Il vertice della Chiesa Cattolica vive nel terrore di uno Zapatero italiano al potere. Questo la rende disponibile ad ingoiare ogni rospo morale, perché sul piatto della bilancia ad equilibrare il peso di Berlusconi scostumato e delle sue donnine stanno le varie istituzioni e rapporti economici e privilegi, ecc., a cominciare dalla scuola cattolica. Insomma: meglio un Berlusconi dongiovanni depravato che un Vendola che promuova testamenti biologici, matrimoni gay e cose del genere. Incudine e martello.

Per me il problema non è nemmeno questo, il declino del prestigio morale della gerarchia cattolica, tra preti pedofili e appoggio a Berlusconi. Il problema è quello del laicato cattolico, le cui voci sono state per anni deboli in pubblico, assenti o quasi dai media. Il pensiero cattolico è rappresentato da preti e vescovi, e basta. La pubblica opinione dentro la Chiesa italiana è stata soffocata da decenni di wojtilismo, e l’unico intellettuale cattolico che venga ascoltato è Messori, ahimè.