Friedrich Engels: un esempio da seguire

Friedrich Engels: un esempio da seguire, un pensiero da usare*
di Eros Barone

Leggendo l’appassionante e documentata biografia intitolata «La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels», che lo storico inglese Tristram Hunt ha dedicato recentemente a colui che è stato, assieme a Karl Marx, il cofondatore del socialismo scientifico, mi è tornato in mente, per contrasto, il commento che fu espresso da Fausto Bertinotti sulla scelta del Partito democratico, quando questo, in occasione della campagna elettorale del 2008, scelse di abbinare alla candidatura di un imprenditore la candidatura di un operaio: un commento (“uno dei due è di troppo”) che implicitamente poneva la questione del rapporto tra origine sociale e orientamento politico. Continua a leggere

La lotta!

di Eros Barone

   È possibile far risorgere un uomo sepolto nella sua icona? Francis Wheen con la biografia che ha composto sul fondatore del socialismo scientifico, «Karl Marx – Vita pubblica e privata», Milano 1999, biografia che resta una delle descrizioni più efficaci, limpide e spregiudicate della personalità e dell’opera del pensatore tedesco, è pienamente riuscito in questa impresa non facile, attingendo, per un verso, a una documentazione vasta e originale ed evitando, per un altro verso, sia la Scilla dell’agiografia sia il Cariddi della demonizzazione. Continua a leggere

Un consiglio di lettura

di Eros Barone

L’inizio dell’estate è, al solito, il momento più propizio per elargire consigli di lettura. Così, anch’io mi permetto di consigliare un libro che, se forse renderà l’uso del tempo libero un po’ più impegnativo di quanto in genere esso non sia, ricambierà ampiamente, sia sul piano conoscitivo che su quello stilistico, lo sforzo speso nell’applicazione ad un testo denso e articolato. Segnalo, inoltre, a chi decida di intraprenderne la lettura, che la parte fondamentale di questo saggio filosofico è la seconda. Continua a leggere

Il cantore dell’epopea popolare e democratica degli alpini

  di Eros Barone 

   La figura di Mario Rigoni Stern, scrittore di Asiago morto nel 2008 all’età di 86 anni, è legata indissolubilmente a quel capolavoro della narrativa basata sulle memorie di guerra, che è “Il sergente nella neve” (sottotitolo: “Ricordi della ritirata di Russia”). Il racconto, scritto tra il 1944 e il 1945 e pubblicato nel 1953, si divide in due parti, “Il caposaldo” e “La sacca”, e narra  le vicende dell’autore, sottufficiale degli alpini, impegnato sul fronte russo e successivamente nella terribile ritirata dell’inverno 1942-1943. La prima parte descrive la guerra di posizione, scandita dai riti caratteristici della vita militare: il rancio, la posta, gli sfoghi nostalgici tra i commilitoni sui paesi di provenienza, il cameratismo, la pulizia delle armi. Spiccano i volti di tanti compagni che via via si andranno sempre più assottigliando, ognuno còlto in un particolare atteggiamento o attraverso un’espressione dialettale, come Giuanin, la cui ricorrente domanda: “Sergentmagiù, ghe rivarem a baita?”, è il ‘Leitmotiv’ del libro. In questa parte del racconto, accanto alle descrizione del paesaggio, la pianura russa dominata dal “Generale inverno”, più severo e incombente che mai, prendono spesso risalto squarci di altre realtà, come quella lontana e familiare delle vallate alpine e quella della stessa terra russa, quale si indovina sotto il manto uniforme della neve, e tanto simile all’altra nel mondo contadino che la pòpola. Quando giunge l’ordine della ritirata, quel microcosmo militare fatto di cose povere e di sentimenti semplici diviene quasi oggetto di un assurdo rimpianto: “Dalla trincea sentivo i passi degli alpini che si allontanavano. Erano vuote le tane. Sulla paglia che una volta era il tetto di un’isba giacevano calze sporche, pacchetti vuoti di sigarette, cucchiai, lettere sgualcite: sui pali di sostegno erano inchiodate cartoline con fiori, fidanzati, paesi di montagna e bambini”. Continua a leggere

Un sogno

di Eros Barone

…Me non asperse
del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl’inganni e il sogno
della mia fanciullezza…

 Giacomo Leopardi, Ultimo canto di Saffo, vv. 62-65. 

    Il dialogo, ma forse sarebbe più esatto dire il racconto che Caio fa a Mevio di un suo sogno, si svolge durante le ore meridiane sulle cime erbose delle alture che cingono la città, da cui si può contemplare, simile ad una donna matura e formosa distesa sulla spiaggia a prendere il sole, il fitto abitato che sale lungo le pendici delle colline e il porto irto di gru e di silos con i grandi moli e gli imponenti bacini, fra cui spiccano le motonavi alla fonda. Più in là, racchiusa dall’ampio arco del golfo, domina la visuale la massa verde-azzurra del mare luccicante di mille riflessi, che si confonde all’orizzonte con la spuma vaporosa delle nuvole. Un lieve venticello, che spira tra le felci, i pini solitari e i radi olivi, porta con sé, assieme a un sentore misto di salsedine e di profumi esotici, i rumori, attutiti e quasi ridotti a sussurri, della vita operosa che ferve nella città mediterranea. Continua a leggere

Dialogo sulla crisi dell’unità italiana ed europea

di Eros Barone

I nostri due amici, Caio e Mevio, approfittando di una delle prime, tardive giornate di sole offerte da questa avara primavera, passeggiano lungo la via Aurelia a Genova, in prossimità del monumento di Quarto dei Mille. Il luogo storico e il momento politico impongono, con la loro forza simbolica e concreta, il tema della conversazione.

Caio: gli eventi che si sono susseguiti in queste ultime settimane hanno messo a nudo il tarlo che rode l’unità nazionale del nostro paese. Non credi, Mevio, che questo sia, per le sue dimensioni e implicazioni, il principale problema dell’Italia e una delle più gravi responsabilità politiche che lascia dietro di sé Berlusconi? Continua a leggere

Dovuto a Edoardo Sanguineti

 

 di Eros Barone

Apprendere la notizia della sua scomparsa e sentirmi mancare il terreno sotto i piedi è stato tutt’uno. Il vuoto lancinante che Edoardo Sanguineti ci lascia è però un pieno straordinario di umanità e di cultura, perché, ora che è tornato a quel nulla con la ‘n’ minuscola che egli amava evocare nelle sue poesie e nelle sue prose, è possibile comprendere che ricostruire la sua carriera di poeta e intellettuale militante significa ricostruire non solo la cultura letteraria, ma anche la cultura politica della seconda metà del Novecento. Continua a leggere

Intellettuali

Dialogo sulla questione degli intellettuali e di una nuova cultura

 «Io nacqui a debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi, ipocrisia.»

 Tommaso Campanella

 

   Caio e Mevio delibano le loro bevande seduti al tavolino di un caffè che si trova nel centro di una grande città del nord. La conversazione non può svolgersi all’aperto, perché la stagione primaverile tarda ad arrivare e il cielo è grigio e piovoso come in autunno. Un ininterrotto viavai di persone che entrano ed escono fa da sfondo ai loro discorsi.  Continua a leggere

La questione dell’unità nazionale

di Eros Barone  

L’Italia sabauda non era la vera Italia, lo Stato nazionale non ha alcuna legittimazione etica e culturale e la rappresentazione del Risorgimento incentrata sulla classica triade ‘Vittorio Emanuele II-Cavour-Garibaldi’ e codificata a livello scolastico dai manuali e dall’insegnamento della storia, è falsa. Con queste affermazioni un ministro della Repubblica, Roberto Calderoli, ha espresso, nel corso di un’intervista televisiva, il suo contributo alla celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. In realtà, simili prese di posizione dimostrano che la questione dell’unità nazionale sta diventando nel nostro paese la questione più importante e più urgente. In nessun altro paese sarebbe concepibile che un ministro si dissoci in maniera così plateale dalla celebrazione della nascita dello Stato che è chiamato a governare. Continua a leggere

Il ‘caso Gomorra’

 di Eros Barone

  Nel discutere del ‘caso Saviano’ sembra inevitabile l’oscillazione tra i due estremi del ‘politicamente corretto’ e del ‘socialmente scorretto’, anche se, lo confesso, io propendo per quest’ultima posizione, che mi sembra, dal punto di vista dialettico, più produttiva (così come l’iconoclastia è più stimolante dell’idolatria). Posta questa premessa, mi sembra importante chiarire (non tanto il ‘caso Saviano’ quanto) il ‘caso Gomorra’, ossia i limiti entro cui è possibile riconoscere la paternità letteraria di un testo che è stato sottoposto ad un massiccio lavoro di ‘editing’. Continua a leggere