Per la prima volta in vita mia leggo il mio primo libro di un autore poco dopo che gli è stato assegnato il Nobel. È Patrick Modiano. Ne leggerò altri, perché questo romanzo (Voyage de noces, 1990, riedito da Frassinelli nel 2014 nella traduzione di L. P. Caruso) mi è molto piaciuto. Narrazione frammentata, con intreccio di piani temporali, Viaggio di nozze ha un tono malinconico e crepuscolare, quello delle cose che finiscono. La vita del personaggio che narra è sospesa, tra un passato ormai senza valore e un futuro vacuo, e le altre vite narrate appaiono anch’esse sospese, frammenti di un tutto che stenta a ricomporsi. Con l’eccezione della vita compiuta della protagonista femminile, suicida a 45 anni, di cui il narratore cerca di recuperare qualcosa, di esplorare il poco che si può riattingere. Non si tratta tuttavia di un testo nichilista, si avverte una profonda, sebbene controllatissima, pietà umana. Sullo sfondo, ma a tratti in primo piano, la Francia dell’occupazione nazista e di Vichy, e la caccia agli ebrei. Ma il senso è più ampio, e si riallaccia in fondo ad una sapienza antica, quella che dice che l’uomo è come l’erba. Caparbiamente, il protagonista-narratore si sforza di sottrarre qualcosa dal meccanismo dell’oblio. Ma qui il libro rispecchia la realtà: per quanto ci interessiamo al destino di questa o quella persona, le sue profondità rimarranno insondabili, e talvolta anche della persona stessa sparirà ogni traccia, e per quanto la cerchiamo di lei non riusciremo a sapere nulla, o solo qualcosa di vago e indefinito. Il corso di una vita, diciamo, e l’immagine è quella di un fiume, con le sue sponde e il suo andamento rilevabile e conoscibile. Ma questo corso è in realtà un misero filo. E tuttavia…
«Può anche succedere che una sera, a causa dello sguardo attento di qualcuno, si provi il bisogno di comunicargli, non la propria esperienza, ma semplicemente un po’ di quei particolari disparati legati da un filo invisibile che minaccia di spezzarsi e che chiamiamo il corso di una vita.» (p. 98)
mi hai veramente incuriosito, Fabio….grazie per tutti questi spunti letterari articolati per invogliare il lettore curioso …
devo chiederti un favore: conosci il nome dell’insetto che ho fotografato l’estate scorsa? puoi vederlo sul mio blog, credo faccia parte della famiglia dei grilli …
a presto
L’ha ribloggato su Brotture.