Nella mia trentennale carriera di insegnante ho partecipato ad un solo (1) corso di aggiornamento. Mi è bastato per capire che tutta la macchina dell’ aggiornamento dei docenti è una costruzione il cui unico fine è economico, mascherato dall’ideologia del cambiamento come buono per sé. Come le consulenze, che hanno contribuito a impoverire l’Italia. Da abbattere senza pietà. Dopo decenni di aggiornamento, cambiamento, riforme, ecc., i risultati in termini di qualità della scuola sono sotto gli occhi di tutti. Vi dovrebbe essere un ripensamento di tutto, radicale, profondo. Non ve n’è traccia, mancano i presupposti. Invece è evidente che le cose che si dicono sono sempre le stesse, chiunque governi. Il mantra renziano #labuonascuola è l’ennesimo polverone, sta sullo stesso piano delle celebri Tre I. Ma il ripensamento che sarebbe necessario è impossibile, perché per ripensare occorre prima pensare. E quelli che sanno pensare non abitano i luoghi del potere. Altro che aggiornamenti e baggianate varie! La #buonascuola è quella in cui studenti e insegnanti fanno anzitutto e principalmente questo: studiano, studiano, studiano. Ma chi governa non sa che studiare non significa imparare il Bignami a memoria. Non sospetta nemmeno che lo studio del docente sia mosso anzitutto dall’amore per la propria disciplina, e che senza di quello ogni tecnica sia vana. Ovviamente, chi governa non sa nulla del significato latino di “studium”. Lo dico “sine ira et studio”. Certo che non è facile instillare l’amore per lo studio in chi è certo che il titolo di studio non gli servirà a nulla…

L’ha ribloggato su L'arme, gli amori.