La mia religione 17

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Καὶ ἔρχεται ἡ μήτηρ αὐτοῦ καὶ οἱ ἀδελφοὶ αὐτοῦ καὶ ἔξω στήκοντες ἀπέστειλαν πρὸς αὐτὸν καλοῦντες αὐτόν. καὶ ἐκάθητο περὶ αὐτὸν ὄχλος, καὶ λέγουσιν αὐτῷ· ἰδοὺ ἡ μήτηρ σου καὶ οἱ ἀδελφοί σου [καὶ αἱ ἀδελφαί σου] ἔξω ζητοῦσίν σε. καὶ ἀποκριθεὶς αὐτοῖς λέγει· τίς ἐστιν ἡ μήτηρ μου καὶ οἱ ἀδελφοί [μου]; καὶ περιβλεψάμενος τοὺς περὶ αὐτὸν κύκλῳ καθημένους λέγει· ἴδε ἡ μήτηρ μου καὶ οἱ ἀδελφοί μου. ὃς [γὰρ] ἂν ποιήσῃ τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ, οὗτος ἀδελφός μου καὶ ἀδελφὴ καὶ μήτηρ ἐστίν.
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.

Ogni cristiano ha sempre avuto, per così dire, il suo Vangelo preferito, quello che gli parla con una voce più chiara. Quando ero giovane preferivo Giovanni, ammaliato anzitutto dall’incipit In principio erat Verbum. Oggi il mio prediletto è Marco. In senectute simplicitas. In questi versetti vedo qualcosa di decisivo, e anche di estremamente problematico. Da un lato è evidente che per Gesù la famiglia tradizionale (a quei tempi molto larga, l’idea della Sacra Famiglia come una quasi anticipazione della famiglia nucleare dell’era tardo-borghese è destituita di fondamento storico e anche scritturistico) non è un dato intrascendibile, anzi è da superare nella logica del Regno di Dio che viene. Dall’altro, il concetto del compimento della volontà di Dio, il compimento che rende gli umani fratelli, sorelle, madre di Gesù – un concetto formidabile, che i numerosi mariolatri cattolici dovrebbero meditare ogni giorno – è uno dei più difficilmente trasportabili dal piano teologico a quello dell’esperienza personale. Poiché infinite sono le mediazioni che si interpongono, e inducono in errore, a vedere la volontà di Dio in questo o quest’altro, poiché anche teologicamente, se si vuole evitare l’antropomorfismo, l’attribuzione di una volontà particolare ad un Dio infinito è impossibile. Gli umani debbono essere prudenti e diffidare dell’impulso a dire di una propria azione “è secondo la volontà di Dio”. Ancor di più debbono esitare ad attribuire a quella volontà eventi di questo mondo, come il crollo della torre di Siloe. Ed è sul tema della volontà di Dio che tutti i monoteismi si sono scontrati con l’enigma della realtà naturale e della realtà storica.

Un pensiero su “La mia religione 17

  1. Madre di Dio, fratelli di Dio, figli di Dio…la nostra “deità” è allo stesso tempo un grande mistero, e una disarmante ovvietà. E’ ovvio considerarsi responsabili delle nostre azioni, fino alle più semplici e banali. Oggi ho potato la siepe: i miei tagli hanno spezzato rami e foglie: ho contribuito a perpetrare l’opera della Creazione. La tutela del creato, con buona pace degli ambientalisti e animalisti alla Brambilla, è ben presente in Genesi. Il ruolo dell’uomo, e della donna, nella generazione della vita è un altro esempio. ma guai a dire “mio” figlio: anche i figli ci sono affidati. Solo considerando il mondo come cosa affidata alle nostre cure si può evitare il delirio di possesso, con tutto quanto ne viene.
    Uno dei momenti in cui più fortemente me ne sono reso conto, è stato il momento in cui sono divenuto padre adottivo. Padre. A tutti gli effetti, ma non padrone né costruttore. Paradossalmente non essere responsabile in toto di come è il mio Giuseppe, rende sopportabili e accettabili i suoi limiti e difetti.
    Uno dei miei salmi preferiti è “Questo è il giorno che ha fatto il Signore”; non basta però rallegrarsi ed esultare: ci spetta il compito (da con-creatori) di far sì che il giorno sia fecondo, ricco, utile, bello. Nei giorni di sole, tocca a noi predisporre un angolo riparato all’ombra di un largo faggio; nei giorni di gelo, spetta a noi costruire un camino e raccogliere la legna…

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