La nostra è una società senza culto degli antenati, radicalmente privata delle radici. Quasi sempre la stessa conoscenza dei puri e semplici nomi degli antenati è assente. La frattura che interviene nella catena delle generazioni è una espressione dell’individualismo e del nichilismo del soggetto contemporaneo. Forse però è anche l’altra faccia della libertà individuale di cui godiamo.
Nella vecchia foto i bisnonni materni Gaetano Ghedina e Teresa Dal Bon, a Cortina D’Ampezzo, luogo d’origine della famiglia. Per scarsa attitudine al governo dei beni materiali, i due coniugi persero tutta la loro fortuna (tra cui il bel laghetto Ghedina), e mio nonno Gino dovette guadagnarsi da vivere con la sua arte di pittore.
Bella fotografia, anch’io ne conservo diverse dei miei nonni e bisnonni ed anch’io ho avuto da parte paterna degli scialacquoni.
Filosoficamente parlando quando si perde qualche cosa in un campo se ne guadagna in un altro, tuo nonno ne è l’esempio, dovendosi mantenere con la propria arte, l’ha migliorata sempre più ed ha avuto successo, forsae con una fortuna alle spalle non si sarebbe impegnato più di tanto. Buona serata Fabio
Ogni tanto vado a guardarmi le foto che conservano i miei genitori proprio per vedere gli “antenati”, i bisnonni e parenti vari.
Che bella foto, Fabio, a me manda tanta serenità. Io fin da piccola volevo sapere tutto sulla storia delle mie famiglie, e le informazioni prezione me le riportava punto per punto e dettagliate la mia nonna materna allargando la parentela a tutti i gradi penso di essere arrivata informatissima fino al 6°, alla fine vedevo parenti ovunque…..:). E’ vero Fabio oggi già al primo grado si stenta a riconoscerci come parenti ma siccome la storia è fatta di corsi e ricorsi probabilmente le future generazioni prenderanno la loro linfa dalle radici. Ciao Fedy
Non è vero che non si conoscono i nomi degli avi. Quando mia nonna era viva mi mostrava spesso le foto che ritraevano i componenti della sua famiglia d’origine (il padre, la mamma, le cugine). La famiglia Fluminian era numerosa e i fratelli del padre di mia nonna Jolanda contava ben 9 persone tra sorelle e fratelli. Un figlio di un fratello del padre di mia nonna proveniente dall’Argentina compì una vera ricerca su atti di nascita dei primi del ‘900 depositati nell’ archivio anagrafico del Comune di San Martino di Terzo d’Aquileia per costruire l’albero geneologico dell’intera famiglia Fluminian. Penso che mia nonna fosse orgogliosa di apprendere le radici della sua famiglia d’origine (suo padre in vita non gliene aveva mai fatto cenno e forse non lo sapeva neppure) e che la sua identità non era data solo dalla famiglia che era riuscita a formare lei.
Di me so che il mio cognome proviene da avi emigrati dall’Ungheria e insediatisi nel paese di Gònars.
A me pare che ci sia differenza tra conoscere le proprie radici conservandone la memoria e consapevolezza -soprattutto per correttamente interpretare la propria stessa vita e, spesso, dare motivazione plausibile anche a tante sfortune ed avversità-, e farne culto. Il senso dell’appartenenza -in questo caso alla famiglia d’origine- non sconfigge affatto, a mio avviso, l’inesorabile attrazione verso scelte individualistiche e semmai accomuna più persone (o generazioni) in un individualismo un po’ più ‘allargato’ ma comunque costituito da interessi e casi privati, se mi si può concedere questa sorta di ossimoro,
Credo che l’egoismo umano sia semplicemente dotazione innata e che la frammentazione moderna di sentimenti semplicemente altruistici altro non sia che il disvelamento della vera natura degli uomini.
questa foto è commovente e rivela l’animo di chi la custodisce con cura.
Purtroppo oggi pochi hanno famiglie così allargate , nel passato, perchè le hanno allargate nel presente e soffrono tanto.Sono i genitori che inculcano sentimenti puri e ancestrali nei figli, ma se sono separati, come possono insegnare ai figli l’amore per il passato, se gli fanno odiare anche il presente? Ti assicuro che comprendo il senso di orgoglio che provi per i tuoi familiari, il mio è analogo, ma non tutti possono dirsi così fortunati.