Il giardino senza vento

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Ho terminato di rivedere l’unico mio parto romanzesco. Non sono un narratore, e non so spiegarmi perché mi sia venuta da scrivere questa, che si fatica a definire “storia”, a dispetto del sottotitolo. Certo non ha molto a che fare con gli esordi degli scrittori, anche perché la prima idea mi venne quando avevo 26 anni, e il punto definitivo l’ho posto ora, a 57. Credo che il senso di questo scritto (è l’unico termine sicuro) sia in ciò che di grande vi manca, tra tante cose minori: sesso e violenza (quest’ultima solo accennata in un punto), ingredienti necessari, o quasi, della narrazione contemporanea. Per uno che pensa quasi solo alla violenza… Ma non v’è dubbio che tutti i personaggi del Giardino rappresentino qualcosa. Sicuramente lo rappresentano per me. Inattualità pura.

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4 pensieri su “Il giardino senza vento

  1. “Ogni vita si compone di un certo numero di storie,che la formano”; tutto quanto segue non è che variazione,sviluppo e completamento.Per Teofila,la sua vita si compone di dodici storie,delle quali narra la sesta e la dodicesima,le più incisive.La prima risale al tempo dell’infanzia,quando correva sulla piazza del quartiere,in bicicletta,in compagnia del fratellino e di un amichetto furbetto.Il cane alano della zona aveva lasciato un suo escremento per strada,che ragazzini avevano preso come tiro al bersaglio.La patacca si era trasformata,nella fantasia dei tre bambini in una stella polare da distruggere,passandovi sopra con le ruote della bicicletta.Teofila esitò al pensiero che il comportamento non fosse giusto,ma finì per farsi convincere. All’improvviso si accorse che l’amichetto li aveva fregati.Cosa da bambini,ma che rappresentò per Teofila la prima delusione di sentirsi tradita e la sua valutazione del giusto e dell’ingiusto. Per il professore Astolfi restare ad ascoltarla è “un’esperienza divina”,anche se nutre delle perplessità sul suo vero senso.Si stupisce,piuttosto,per la sua memoria.Lui,del suo passato non ha che sensazioni “che dovevano essere stati pensieri”
    La seconda storia è tragica e molto strana:Teofila,in gioventù,era molto bella e per nulla vanitosa.Era forse la sua indifferenza a renderla irresistibile agli uomini.Brava a scuola,”senza odiose forme di servilismo verso gli insegnanti,senza sgobbare troppo,libera dentro” Un giorno decise di trasgredire,avendo copiato da un libro la versione di greco.Sarebbe andata liscia,se non fosse stato per una lettera anonima.La domanda del suo professore incredulo:”il compito l’hai svolto da sola?” e quel silenzio,”come cristallo di roccia”.L’episodio segnò la sua vita! Fisicamente si ammalò di un male strano:diventò brutta e piccola,non riusciva a parlare.”Non udii nulla,solo il mio malumore parlava in me”. ” Una volta guarita,sentì dentro un senso di letizia,nello spirito una grande padronanza di se;” si sentì nel giusto”.Fu allora che decise di fare la prostituta.
    “Hai incontrato il maledetto dio di questa terra,”le disse il fratello.
    Astolfi rimane perplesso,la cosa non gli piace. C’è freddo,la compagnia si avvia verso il secondo bar Tramonti,sulla strada che porta a Tule.Dentro,un gruppo di uomini rozzi che giocando bestemmia senza ritegno,un camino che scoppietta.”Il camino mi attira” parla Teofila,”mi ferma alla memoria momenti sepolti,morti dell’esperienza”.Il professore beve:gli ritornano nella mente momenti della sua vita.”A pensare molto,la vita si consuma”,riflette.Lui,con la sua passione per i libri,il particolare interesse sulla morte,per Lucrezio.”Quando ci si occupa troppo di uno scrittore”gli chiede il compagno di classe Bernardi,”si finisce per identificarsi o per odiarlo?”
    Anche il professore finisce per raccontare la storia della vasca dei pesci rossi.Aveva appena sei anni,quando già si era manifestata “la profonda essenza immutabile”.Era affascinato dagli animaletti che scopriva nel giardino,specialmente dal loro aspetto guerriero e predatorio.Assistette ad una lotta crudele tra un rospo ed un serpente.Impressionato,nel fuggire,precipitò dentro ad una vasca di pesci rossi. “Credo che quel giorno io abbia sperimentato il fato!” Nella circostanza,scoprì il bene profondo che nutriva per lui suo padre,che fino a quel momento,non gli aveva mai dimostrato…
    Bellissimo il finale,quanto misterioso ed unico:escono da Tule,città satellite,piena di macchine e di appartamenti.S’incamminano in un viale lungo,largo:nessuno parla più.Astolfi perde la sua cognizione,ossia”si perde nella camera della mente”,entra in frammenti di pensiero.La nebbia si è infittita,copre ogni cosa;filari di alberi e,oltre quelli il muro.”Ecco la grande muraglia,oltre la quale non passa il vento e non turba la quiete: giardino senza vento”.
    Romanzo introspettivo,profondo,che manifesta un desiderio di conoscenza del come e del perchè della vita.Chi mai troverà la soluzione…

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