Repubblichino e imboscato 3

Settembre. A Istrana c’è qualcosa nell’aria. Soldati disertano perché non vogliono andare a Fadalto. Scappa anche Marco Graziati.
Adesso il servizio di pattuglia notturna è più pesante. Ogni tre sere. La notte fa freddo. Faccio la spola Zero – Istrana. Di Mario Luison ho avuto un biglietto. È a Mesola – Treporti. S’è sganciato elegantemente.Molte volte sono indeciso su quello che una volta o l’altra dovrò fare. La notte del 28 Settembre a Istrana il cap. Amadi ruba un cavallo dalle scuderie. Il cap. d’ispezione cerca l’ufficiale di pattuglia. Dovevo essere io. Invece il sottoscritto quella notte se ne stava pacifico a casa sua reduce dal ballo in casa di Uccia. Intanto il cap. fa rapporto. Il coll.llo non c’è. Quando torna dice al rapporto ufficiali, al quale non c’ero, che mi avrebbe denunciato. Questo me lo riferiscono i colleghi il giorno 30, e mi consigliano di scappare per sempre. Io li ascolto e me ne vado a casa 10-12 giorni.

Conosco quelle brave persone che mi parlano di amor di patria e di giustizia sociale.
Mi sembrò di vivere qualche istante nel Risorgimento.

Intanto mi decido a scandagliare per sapere cosa mi avrebbero fatto in caso fossero venuti a casa mia per cercarmi e soprattutto cosa avrebbero fatto alla famiglia. Il col. Gualanti che dorme a Zero promette a mio padre di interessarsene. Infatti ne parla a Rocco. Il com. provinciale mi riceve il giorno 10 e dopo la paternale mi promette di ritirare la denuncia.
Volzone invece appena mi vede mi fa portare in prigione.
Conosco così Giuseppe Barbaro. Lisetta e papà vengono a trovarmi. Viene anche Nina, e Teresa quasi ogni giorno.
Finalmente dopo tante promesse a Lisetta, Volzone, il comandante di Istrana, mi mette a piede libero.
Lisetta, sicura che il colonnello avrebbe mantenuto la promessa, aveva trovato già un bellissimo impiego per me, ai pompieri di Mestre. Incomincio anch’io a crederci. Però ci fanno un’altra volta la domanda dei Reparti Arditi. Questa volta ci obbligano a dire di sì. Addio congedo! Chiedo di andarmene all’ospedale militare di Biadene.
Parto il giorno 28 dopo aver aperto il mio cuore a T. Fu uno sbaglio il mio, e quella gelosia era il frutto delle mie ghiandole endocrine.
A Biadene i giorni passano lenti e monotoni. Piove sempre.
Non mi curano. Mi fanno soltanto esami e raggi.
Viene Lisetta a trovarmi. Viene Teresa.
Arriva Novembre. Faccio la confessione dopo 3 anni e ½. Mi dimettono il giorno 8: “non abbisognevole di cure né di provvedimenti”. Allora corro dal Prof. Pennati che mi ordina una cura.
Mi ripresento a Istrana.
Solita vita. Bosello acquista la radio. Dormiamo nella stanza degli Arresti. Si sta bene. Sono arrivati altri S.tenenti di prima nomina: Mafera, Poiani, ecc.
Il giorno 20 grandi novità: un corso per ufficiali ad Acqui. Un trasferimento dei disponibili a Torino. Ci sono di mezzo anch’io. Per molti c’è la corsa alle raccomandazioni. Io non faccio niente. Sono del parere con Frezza di andare in bicicletta. Intanto si stabilisce con tutti di non arrivare a Torino prima del 10 dicembre.

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