Taccuino di prigionia 23

11 Marzo 1944. Ho visto Lena ieri sera al “passeggio”. Mi ha raccontato un po’ della sua avventura. Cusumano e Braini suoi compagni di “bosco” son passati in seguito col Btg Pinerolo, datosi alla macchia. Pare che Braini sia stato ferito. Cusumano invece presentatosi ai tedeschi ritrovò il padre colonnello e restò in prigionia. Pure restarono Scotti, Arnaboldi, Capitanio, Reschiglian e qualche altro. Continua a leggere

Taccuino di prigionia 22

Mio padre nell’agosto 1943, tenente di fanteria in Jugoslavia.

4 Marzo 1944. Scrivo dall’infermeria dello Stalag 327. Sono in una stanzetta con Iaccarino. Anche lui è stato ricoverato ieri sera, per orchite. C’è pace qua dentro. In camerata invece, dove ieri nel pomeriggio ci sono stato per pochi minuti, c’era una confusione terribile. Per fortuna è venuto subito a prelevarmi un maresciallo che mi portò al comando tedesco, dove, dopo la rivista al bottino (mi fregarono la fondina della pistola) mi ordinarono di venire all’Infermeria. I medici vollero sentire della mia permanenza al Lazarett e del trattamento usatomi. Continua a leggere

Taccuino di prigionia (21)

Przemysl – Pikolice 1944. [ricordi della fanciullezza a Zero Branco] L’aula della Sig. Furlanetto era poco luminosa e molto umida. Al primo piano, dietro il Municipio; bisognava salire da una scala in legno esterna. Nel piccolo cortile crescevano le ortiche e Paolo, il bidello, teneva le galline sotto quella tettoia, in una stia. Ma la tettoia era magazzino di legna da ardere e dei banchi da scuola tutti rotti. C’erano là sotto anche le damigiane dell’inchiostro e ramazze sporche di catrame. Ricordo in quel piccolo cortile la botte carrellata per innaffiare le strade. Quante cose doveva fare Paolo! Era bidello, custode, stradino. Doveva badare a tutte le aule che erano seminate una qua, una laggiù, un’altra a 500 m. e poi aveva anche tutti i locali del Municipio. Povero Paolo! Noi lo facevamo ammattire. Lui ci faceva correre minaccioso, con la frusta in mano. Era la frusta che adoperava per la Checca. Continua a leggere

Taccuino di prigionia (20)

Con mia grande sorpresa ho trovato un secondo taccuino di mio padre, con annotazioni dell’anno 1944. Non c’è molto ordine, e il materiale è vario. Alcune note sono senza data completa, e si riferiscono al periodo in cui il tenente Nino Brotto è stato curato nel Lazaret di Przemysl in Polonia, nel febbraio 1944. Altre note riprendono più puntuali dal 3 marzo 1944. Le note senza indicazione del giorno riportano anche ricordi degli anni della fanciullezza, ai quali mio padre prigioniero e malato si attaccava con tutte le sue forze. Continua a leggere

Taccuino di prigionia (19)

29 Febbraio 1944. Stamane è uscito Lanzalone. Ieri sera in Kantine ho pagato io i 16 bicchieri di birra. Domani sera dovrei uscire con Alfons e i due medici per vedere Gigli in un film italiano. Ieri con Lanzalone sono stato a visitare Reymond Mario ten della Centauro. È ridotto male, poveraccio! Lui poi, così sentimentale, a vedere quell’altro leutnant vicino suo di letto che ci ha la mamma vicina sempre, gli vien da piangere. E prega la Madonnina e la invoca sempre.
Oggi l’andai a ritrovare. Aveva un febbrone alto e non voleva che bere. Gli hanno tolto 14 cm. di costola, da 4 mesi è a letto. Ha voluto che mi mangiassi il budino suo. Io speravo che avesse qualche libro. Mi annoio terribilmente. Non vedo l’ora di andarmene. Continua a leggere

Taccuino di prigionia (18)

23 Febbraio 1944. Forse tra qualche giorno uscirò dal “Lazaret”. La gola va bene. Soltanto ho qualche disturbo ai denti e poi mi sento molto debole.
Ho ridato alla “Sviesta” Clara il libro “Le avventure del cap. Hornblower” ed i giornali che si era interessata di farmi avere da quegli altri uff.li ricoverati. Ho passato qualche giorno leggendo. Da 4, 5 giorni mi hanno messo l’altoparlante in stanza; sicché sento la musica che i sigg. della stanza accanto i quali tengono la radio, mi fanno sentire.
Ho avuto 48 sloti da un uff. tedesco pagatore. Quando è venuto a farmi firmare credevo che volesse lui dei soldi e mi sforzai di fargli comprendere che non ne avevo. Invece poi… Continua a leggere

Taccuino di prigionia (17)

15 Febbraio 1944. Al. cioè quel sottotenente tedesco ha diradato le sue visite. Forse s’è annoiato. Forse avrà tovato qualche persona di compagnia. Nella sua stanza ci sta pochissimo. Non gli piace star assieme a quei medici. (Infatti al mio posto in quella stanza c’è andato un altro er doctor). Così mi disse Al.
È venuto quel soldato dagli occhiali che vuota i pappagalli con le sigarette a pagamento. Dopo averle contate mi chiese i soldi. Allora le riprese.

16 Febbraio 1944. È venuto Al con il rasoio. Me l’aveva promesso. Anzi mi aveva detto se ne volevo comprare uno alla Kantine. Possibile che non sappiano che gli internati sono trattati come sono trattati?
È venuto il dottore anche nel pomeriggio con una forse dottoressa o studentessa. M’ha visitato polmoni, cuore, reni, pressione. Mi ha contati i denti e dettava un sacco di fesserie alla froileine.
Ho sognato una convalescenza di 20 gg. Chissà perché 20 gg. anziché 15 o 40.?
L’altroieri mi hanno pesato: kg 70,5 mezzo vestito.

Taccuino di prigionia (16)

14 Febbraio 1944. Terzo giorno di ospedale a Przemyls. Sono trattato come ufficiale. Nella stessa mia stanza c’è un capitano medico tedesco: leggo sulla tabellina nera: Unterartz dr. Glück j. 32, ecc. e poi un sottotenente: Leutnant Adolfinger j. 20. Il capitano è di Berlino il sottotenente è di Wuttemberg. Infatti si vede che è un tipo allegro e schietto. Si parla qualche parola in francese. Il dr.balbetta qualche parola in italiano poiché è stato in Sicilia.

Qualche ora dopo. Mi hanno portato in quest’altra stanza, solo. Forse è meglio. È venuto quel sottotenente a far quattro chiacchiere. Si balbetta un po’ di francese, di italiano, latino, qualche parola di russo. Insomma aiutandoci anche col disegno riusciamo a capirci. Eppure è triste non capire niente e non poter parlare con nessuno. Qui non c’è nessuno che parla francese. Credo che riuscirei a farmi capire discretamente in francese. Per capirlo poi, non ci vuol molto.

Taccuino di prigionia (15)

28 Gennaio 1944. Sembra che la nostra partenza sia prossima. Oggi doveva esserci il bagno. Abbiamo avuto vino del Reno e 10 gallettine. L’altra sera invece abbiamo bevuto la vodca. Buona; credevo fosse una cosa assai diversa. È quasi uguale alla nostra grappa. Ce ne diedero 1/5 di litro. Per 1/4 d’ora tutti cantarono. Noi ne abbiamo cambiata una razione per 450 gr. di zucchero (cap. Gambarotta). Ci siamo bevuta l’altra razione che il cap. Poliani nel distribuirla aveva versata sul tavolo. Mario ha scontato 5 giorni di prigione per questo motivo: non si alzava dal letto per l’appello. Recidivo. Così il giorno del suo compleanno l’ha fatto in gattabuia. Io l’andavo a trovare e gli portavo il rancio. Gli ufficiali di guardia dei R R  carabinieri erano ragazzi giovani e alla buona. Mario se ne stava quasi sempre a letto. Infatti in quella stanzetta era sempre buio. E candele ne avevamo una sola, l’ultima che accendevamo per consumare la sbobba serale. Ho cambiato il mio maglione per 7 kg. di pane.

6-7  Febbraio 1944. Giorni terribili. 40 per carro. Rinchiusi per 40 ore. Maledetti!

Taccuino di prigionia (14)

15 Gennaio 1944. L’altro ieri ho fatto i 24 anni. Mario che aveva ricevuto il pacco da casa il 10 volle preparare la pastasciutta in mio onore.
Si fece una bella mangiata. Dal giorno 11 ci siamo trasferiti in questa baracca n.9. Nuovo Campo. Ci sembra peggiore per luce riscaldamento ed anche come ambiente. Ci sono degli alpini piuttosto anziani tutti veneti tra cui Borin di Venezia. Sento tutte le loro chiacchiere specie alla sera quando si mettono a letto. E confrontando con i vicini che avevo nell’altra baracca (tutti marocchini) trovo una differenza grande. Però Borin s’è dimostrato poco camerata con Mario. Volle 2 macedonia per una nazionale. Non voglio scrivere di più.
Adesso il vitto è migliorato. È poco ancora.