Il sottotitolo di questo romanzo di Per Olov Enquist del 2013 (trad. it. di K. De Marco, Iperborea 2014) è un romanzo d’amore. Ma è un sottotitolo ingannevole: il libro è una sorta di gemmazione del più ampio Un’altra vita, di cui mantiene la sostanza di autobiografia, ma esplora le motivazioni dell’impossibilità della scrittura di un romanzo d’amore da parte dello stesso Enquist. Allo stesso modo si potrebbe definirlo un romanzo sull’attesa della morte, con gli amici anziani dello scrittore anziano che in molti hanno già varcato il fiume, mentre altri lo attendono presso le sue sponde. Due sono i poli: da un lato il rapporto tormentato con l’eros, segnato da una mistica iniziazione sessuale di Enquist quindicenne da parte di una solitaria e misteriosa cinquantenne, episodio che lo segna per sempre; dall’altro il rapporto col cristianesimo rigoroso della madre, una dimensione che lo scrittore oltrepassando il piano autobiografico ha esplorato splendidamente ne Il viaggio di Lewi. Lo sfondo culturale è molto svedese e molto protestante, e alcune sfumature sono comprensibili solo da chi abbia una qualche idea di quei movimenti di Risveglio che hanno animato, problematicamente, l’estremo nord dell’Europa.
