La mia religione 12

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Καὶ γίνεται κατακεῖσθαι αὐτὸν ἐν τῇ οἰκίᾳ αὐτοῦ, καὶ πολλοὶ τελῶναι καὶ ἁμαρτωλοὶ συνανέκειντο τῷ Ἰησοῦ καὶ τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ· ἦσαν γὰρ πολλοὶ καὶ ἠκολούθουν αὐτῷ καὶ οἱ γραμματεῖς τῶν Φαρισαίων ἰδόντες ὅτι ἐσθίει μετὰ τῶν ἁμαρτωλῶν καὶ τελωνῶν ἔλεγον τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ· ὅτι μετὰ τῶν τελωνῶν καὶ ἁμαρτωλῶν ἐσθίει; καὶ ἀκούσας ὁ Ἰησοῦς λέγει αὐτοῖς [ὅτι] οὐ χρείαν ἔχουσιν οἱ ἰσχύοντες ἰατροῦ ἀλλ’ οἱ κακῶς ἔχοντες· οὐκ ἦλθον καλέσαι δικαίους ἀλλ’ ἁμαρτωλούς.
Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».

La casa in cui Gesù va a mangiare è quella di Matteo, l’esattore delle imposte che è appena diventato suo seguace. Mi è sempre piaciuto Gesù che accetta gli inviti a pranzo e a cena, anche quelli di persone equivoche, o socialmente riprovate, come gli esattori delle imposte, che maneggiano un sacco di soldi. Il denaro non fa paura a Gesù, in alcun senso, come non gli fa paura l’impurità. Denaro e impurità fanno paura a coloro che sono presi nella morsa della mimesi che produce continuamente idoli, dalla quale Gesù è esente.
Ogni mensa affollata riproduce la scena originaria dell’ominizzazione, quella del cerchio dei proto-umani intorno all’oggetto-preda, all’oggetto centrale la cui appropriazione rischia di scatenare la mimesi violenta nel gruppo affamato, mimesi violenta non cancellata ma solo differita dall’emissione del segno di rinuncia all’appropriazione particolare, cui segue la consumazione collettiva dell’oggetto-preda. La scena originaria, in cui nasce l’umano come scambio di rappresentazioni, intrinsecamente religioso. Per questo, il pranzo comune è da sempre il primo e fondamentale segno di differimento della violenza, e quindi di pace. Il rifiuto della commensalità è, di contro, segno di inimicizia. La religione ha sempre svolto su questo punto, ab initio, un ruolo ambivalente: determinando l’impuro, espellendolo e interdicendo la mescolanza tra il puro e l’impuro. La religione, ogni religione, si è sempre occupata di ciò che si mangia e di coloro con cui si mangia, e dei tempi in cui si mangia e non si mangia. Gesù sovverte il religioso sotto molti aspetti, scuotendo il sacro dalle fondamenta. Per questo è stato infine ucciso, e per questo alla sua morte il velo del tempio si è spaccato da cima a fondo. Ed è per questo che il pensiero che la fede cristiana sia messa in pericolo da sviluppi della liturgia o da aspetti formali della stessa è fondamentalmente anticristico. Il fumus di Satana è sempre quello della mimesi, e può diffondersi tra altari e turiboli, tra gente pia e orante, umilmente inginocchiata e implorante grazie, convinta di essere differente dai peccatori, e pronta a condannarli. Ma, veramente, la condizione di peccatore è rivelata dalla chiamata divina, esattamente nello stesso tempo in cui il peccato del peccatore gli è perdonato, ed egli è reso libero, come il pubblicano Matteo.

4 pensieri su “La mia religione 12

  1. …”Ed è per questo che il pensiero che la fede cristiana sia messa in pericolo da sviluppi della liturgia o da aspetti formali della stessa è fondamentalmente anticristico”.
    Forse voleva dire il contrario o forse non ho capito io.
    Cesare

    1. Volevo dire proprio quello che ho scritto: pensare che la fede sia messa in pericolo da sviluppi della liturgia e aspetti formali della medesima è un pensiero anticristico. In cui cadono lefevriani e compagnia.

  2. Io ho sempre pensato che qualsiasi aspetto liturgico, comprese successive modificazioni, fosse anticristico (nel senso etimologico di prima di Cristo). Credo che qualsiasi Liturgia presupponga un ritorno chenotico all’ordine sacro/sacrificale.
    Cesare

    1. Infatti anche l’eucaristia cattolica è intesa come sacrificio, ma è un sacrificio che dovrebbe porre termine ad ogni sacrificio. Vi è in essa un aspetto paradossale, anzi più d’uno. Ma giustamente, perché è l’umano in sé ad essere costitutivamente paradossale.

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