Non cita mai René Girard il norvegese Lars Svendsen nel suo La filosofia della paura, edito in Italia da Castelvecchi nel 2010 (trad. di E. Petrarca). Ma la paura è un fenomeno mimetico per eccellenza, e lo stesso Svendsen si avvicina alla connessione tra paura e vittima.
Un altro valido elemento che va comunque considerato è che un pericolo diventa degno di attenzione quando c’è qualcuno da incolpare. (p. 61)
La prospettiva di paura e quella di rischio necessitano di una vittima: senza vittima effettiva o potenziale perdono forza […] La vittima è esonerata dalla responsabilità della situazione in cui si trova, ma perché lo status di vittima sia totalmente legittimo, c’è bisogno che il soggetto colpito sia «innocente». I più «innocenti» di noi sono perciò i migliori candidati al ruolo di vittime, e cosa c’è di più innocente di un bambino? I bambini, dunque, vengono raffigurati come soggetti a sempre maggiori pericoli. [p. 62]
Sarebbe interessante un’analisi del ruolo rivestito nell’universo massmediatico dalla figura del pedofilo, il vero mostro della psiche sociale contemporanea, e il capro espiatorio perfetto.