A valle è scomparsa la neve, si
pensa a scavare canali di ghiaia:
a capire la secca, il suo morso
che divarica i legni del cortile,
lo stomaco del cane spaccato
col badile. Rimane
un’arcata di sasso da stringere
con le mani – un destino.
Fammi sentire la sete dei cani,
dimmi da dove viene la fine, se
siamo vicini agli incroci bruciati
o deposta selvaggina assonnata
nella fodera del bracconiere. Che
una porta si richiude – e le prede
riposano, salvate nel sale.
leggendo queste righe
si sente forte la sete dei cani.
e così il sale salva?
dipende sempre dal punto di vista…
il poeta deve essere stato un cacciatore, assolutamente.
No, Carla, Ponso non è stato cacciatore, ma vivendo in campagna di cacciatori ne ha visti molti. La sua è una natura senza idillio, mi ricorda, incredibilmente, quella di Cormac McCarthy.
Questo spiega come si possa scrivere bene anche su qualcosa che si osserva solamente…
in effetti è una scrittura pulita, secca, decisa, obiettiva.