A valle è scomparsa la neve, si
pensa a scavare canali di ghiaia:
a capire la secca, il suo morso
che divarica i legni del cortile,
lo stomaco del cane spaccato
col badile. Rimane
un’arcata di sasso da stringere
con le mani – un destino.
Fammi sentire la sete dei cani,
dimmi da dove viene la fine, se
siamo vicini agli incroci bruciati
o deposta selvaggina assonnata
nella fodera del bracconiere. Che
una porta si richiude – e le prede
riposano, salvate nel sale.