Nell’attuale clima di scontro di civiltà può essere stimolante la lettura del saggio di Karl-Josef Kuschel “L’Ebreo, il cristiano e il musulmano s’incontrano”? “Nathan il saggio” di Lessing (Queriniana, Brescia 2006). Un libro che svolge una penetrante analisi del famoso pezzo teatrale di Lessing, individuandone i presupposti teologici e mostrandone l’attualità. La tesi centrale è che le tre religioni abramitiche debbono guardare alla comune origine, rinunciare ad affermare il possesso esclusivo della Verità, e accettare l’idea che anche l’altro ha i suoi padri, e che non può abbandonarli. Ne consegue un umanesimo teologico, che pone di fronte a ciascun uomo il Bene, e di esso comprensioni solo parzialmente differenti: differenze che possono apparire poco significative. E, in effetti, l’etica e soprattutto la sapienza nell’ambito delle tre fedi sembrano poter costituire un’unità.
“I cristiani e gli ebrei sono cristiani
o ebrei prima che uomini?
Ah, se in voi trovassi
un altro uomo al quale è sufficiente
chiamarsi uomo!” (II/5)
Da nessuna parte risulta tanto chiaro come qui che il Nathan di Lessing è un racconto contro la morte, una parabola contro il sangue e contro le vittime. La stessa struttura del racconto è quindi la critica più netta dell’ideologia antisemitica. (p 112)
Questo libro può essere senz’altro accostato a Islam di Hans Küng nel suo intento di trovare un punto d’incontro delle tre fedi. È chiaro che ai Cristiani è chiesta una rinuncia che non mi pare al momento praticabile, quella all’affermazione del Cristo come unica via di salvezza. Ma si sa che il regno delle interpretazioni ha amplissimi confini.
Non vorrei scandalizzare nessuno, ma continuo a pensare che il monoteismo puro e duro, costituisca un pericolo, per via dei suoi tratti arcaici, astratti e violenti. Lo vediamo ogni giorno all’opera, sacralizzare l’ignoranza delle masse in piena effervescenza paranoico-sacrificale. Lo vediamo praticare le più crudeli esazioni in nome della forza del santo Nome pronunciato invano e anzi gridato sopra i tetti come griderebbe la follia. E’ davvero crudele l’applicazione pratica, per legge ( o sharia), di un monoteismo identitario e ideologico. Il cattolicesimo non è un monoteismo, perché postula la Trinità e apre a un reale più largo, non essenzialista, ma fondato sulla realtà come inter-essere e relazione significativa. In tal senso Cristo è la sola porta, ancorché stretta, e la sola via della salvezza. Ma, oserei dire, Cristo – in quanto autentico, universale e divino-umano essere per gli altri – non è solo il Gesù dei racconti “storici”, ma la profondità suprema e la gloria dello spirito, del corpo e del valore della vita umana nella concretezza di ogni gesto, raro, di poesia, d’intelligenza, di perdono, di compassione o di pietà.
L’ha ribloggato su Brotture.