Consoliamoci con le parole di Gustaw Herling, che nel lager sovietico ben conobbe il vuoto, e attraverso di esso è tornato alla parola. Nell’aureo libretto da cui traggo queste righe, egli prospetta il giusto atteggiamento che si deve assumere davanti alle più alte creazioni dello spirito. Spero che, alla fine della mia carriera di insegnante, potrò dire di aver condotto due o tre esseri umani alle soglie di questa condizione. Herling qui sta iniziando a parlare di Rembrandt.
In miniatura o in nuce? Fa lo stesso; quello che conta è l’intenzione (e il desiderio) dello scrivente. Intendo miniaturizzare un gigante, voglio sgranare il nucleo del suo genio, simile a un gioiello dalle molte sfaccettature, a una perla dalle molte sfumature, e descrivere alcune di esse con la massima concisione. Credo infatti che l’amore per i grandi artisti, così come l’innamoramento per una persona, sia un sentimento che impone una pudica parsimonia di termini. Tanto più grande l’amore, tante meno le parole. Assapora l’arte del tuo prescelto, esprimiti quando veramente devi farlo, ammira la sua opera in un silenzio raramente interrotto.
Le perle di Vermeer (Sześć medalionów, 1994) Fazi Editore, Roma 1997, p. 38
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