Non saprei definirlo altrimenti che come un violento pamphlet anti-islamico, questo dialogo tra il grande poeta siriano Adonis (il suo vero nome è Alī Ahmad Sa’īd Esber) e la psicoanalista Houria Abdelouahed (Violence et Islam. Entretiens avec Houria Abdelouahed, 2015, trad. it. di S. Levi, Guanda 2015). In verità, i due non si occupano tanto dell’Islam in se stesso, quanto della cultura araba, e degli Arabi come popolazione, nel loro essere totalmente imbevuti e determinati dall’Islam, un monoteismo che secondo Adonis è in se stesso la negazione di ogni alterità, e di conseguenza di ogni possibilità di dialogo pacifico e di progresso intellettuale. Sostanzialmente, per Adonis tra la religione e la cultura c’è un abisso incolmabile, e l’Islam rappresenta l’assolutizzazione suprema e supremamente nefasta del fatto religioso. Un piccolo rosario di citazioni sarà sufficiente ad illustrare la temperie del testo, la cui forza deriva dal suo essere un prodotto non di due menti occidentali ma di due menti arabe (tutto il corpus poetico di Adonis è in arabo). Un testo provocatorio, che dovrebbe suscitare una grande discussione.
…perché non troviamo un solo grande poeta che si possa definire credente musulmano? (p. 30)
…nella società araba pensare significa dichiarare guerra alla società esistente. (p.34)
…coloro che hanno letto i filosofi occidentali e che hanno acquisito dimestichezza con il pensiero occidentale non fanno più parte del mondo culturale arabo. (p.35)
La nostra cultura combatte e condanna, ancora oggi, tutto ciò che è diverso. (ivi)
…nell’islam la violenza nasce già con la sua fondazione. (p.46)
…la violenza è intrinseca all’islam (pp.49–50)
(per l’Islam) L’altro va annullato proprio in quanto altro. (p. 65)
Il pensiero islamico tradizionale ha sempre mostrato la sua ostilità e il suo odio nei confronti della filosofia. (p.68)
…i musulmani sono sempre stati ossessionati dall’amore per il denaro. Per il denaro come potere. (p.85)
La donna, nell’islam, è più un oggetto che un vero e proprio essere umano (p.88)
Nella società araba, contrariamente a quanto è accaduto nella società occidentale, niente di ciò che riguarda la sessualità e il sesso ha subito un’evoluzione culturale. (p.91)
…all’interno della società araba l’individuo non può dialogare liberamente con l’altro, col diverso da sé. (p.99)
Nella nostra società il maschio ha preso il posto di Dio, e i musulmani imitano Maometto. (p.102)
Il monoteismo è una distorsione della cultura. Andrebbe abbattuto, non riformato. (p.103)
Il primo nemico della donna non è l’uomo, ma la religione. Soprattutto la religione monoteistica e, nell’ambito del monoteismo, l’islam. (p. 105)
L’islam ha ucciso la poesia. (…) Posso dire che la poesia è una scomposizione e uno smantellamento della religione, tanto sul piano della fede quanto su quello della conoscenza. (p. 138)
…la ragione del musulmano estirpa le ragioni precedenti. I suoi giudizi e i suoi criteri, a partire dal momento in cui godono della Rivelazione, estirpano i criteri e i giudizi precedenti e futuri. (p.180)
Essere musulmano significa abbandonare ogni individualità e dissolversi nella comunità. Non c’è alcuna soggettività all’interno dell’islam. (p.181)
Per capire (non ho ancora letto il libro): Adonis si pone il problema sul come scalfire questo blocco identitario? Oppure esclude a priori una possibile, e tanto auspicabile, secolarizzazione (o timida laicizzazione) di tale religione?
Si pone il problema, e auspica come soluzione rivoluzionaria una diffusione nel mondo arabo della cultura psicoanalitica. Senza molta speranza però. In verità, è un libro che vede nero.