La figura di Pol Pot, il sanguinario leader comunista cambogiano, ha stregato Peter Fröberg Idling, di cui nel 2010 Iperborea ha pubblicato Il sorriso di Pol Pot. Fröberg, che ha vissuto anni in Cambogia e conosce lingua e storia khmer, in Sång till den storm som ska komma (2012, trad. dallo svedese di L. Cangemi, Iperborea 2014) esplora il fatidico anno 1955, in cui sono gettate le sementi della tempesta che verrà, una tempesta di cui l’intera storia dell’umanità non conosce l’eguale. Si tratta di un romanzo storico, in cui i protagonisti sono reali: Sar, destinato a diventare Pol Pot; Sary, ambizioso politico al servizio del machiavellico principe Sihanouk; e Somaly, avvenente miss Cambogia, fidanzata di Sar e amante di Sary. Il clima politico è duro, la lotta tra le fazioni spietata, ma nulla può far neppure lontanamente immaginare il delirio dei khmer rossi al potere, la disumana tempesta che verrà. Nel lettore di questo bel romanzo rimane un dubbio: Fröberg intende mostrare quei semi, avanza l’idea di uno sviluppo accelerato ma nel senso di un continuum, oppure prospetta un salto quantico, per cui la tempesta che verrà non è prevedibile nella sua mostruosa qualità? Quali che siano le intenzioni dell’autore, a me pare vera la seconda ipotesi. Viene spontaneo paragonare questo romanzo a La condizione umana di André Malraux, ma davvero non è il caso. Nel romanzo di Fröberg manca ogni idealismo, e le figure nei loro moventi profondi rimangono enigmatiche: come se la loro autocoscienza avesse una dimensione molto diversa da quella degli uomini e delle donne del post-romantico Malraux. E questo è, in verità, del tutto inevitabile, ed è un merito dello scrittore svedese.
