Può capitare che leggendo un libro ti si illumini la ragione del tuo amore per un altro libro, per la scrittura di un altro autore. Mi è capitato così, leggendo La misura delle cose di Eduardo Rebulla (Sellerio 2008), di capire perché io ami tanto l’opera di Cormac McCarthy. Uno dei motivi è senz’altro nel fatto che nei romanzi del grande scrittore americano l’interiorità dei personaggi è assente, non vi compaiono i loro pensieri, ma il senso sta e si manifesta in quel che i personaggi fanno e in quel che dicono. L’accesso diretto al pensiero del personaggio pone il narratore come onnisciente, posizione oggi rifiutata dalla maggioranza degli scrittori. Ma poiché quasi tutti gli scrittori con ambizioni artistiche pensano di dover mettere in scena l’interiorità, ecco il prevalere degli io narranti nella narrativa contemporanea. Perché se l’interior homo è quello di chi narra, la questione dell’onniscienza non si…
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