Seguo dalla mia finestra le evoluzioni di una coppia di codibugnoli tra i rami di un albero del mio vicino. Il mio piccolo giardino, come quelli accanto, ospita, a volte per pochi minuti, varie specie di uccelli. Cince, verdoni, pettirossi, lucherini, verzellini, capinere, scriccioli, merli, storni, tortore dal collare orientale, e altre specie ancora. Ma di codibugnoli non ne avevo mai visti qui.
Sono piccolissimi, sembrano delle palline con uno stecco infilato, che è la loro lunga coda. Indaffarati. In realtà la gioia che trasmettono al contemplatore non è la loro, essi stanno cercando di sopravvivere: il loro alto metabolismo richiede molto cibo in rapporto alle dimensioni. Gli umani si inteneriscono a guardare i piccoli uccelli, ma nei tempi andati, quando c’era la civiltà contadina, i ragazzini in primavera andavano a nidi, arrampicandosi sugli alberi, e i piccoli implumi finivano in padella. I ragazzini si divertivano, e contribuivano alla dieta della famiglia, perché spesso mancavano le proteine da accompagnare alla sempiterna polenta. Esistevano poi vari espedienti e trappole e marchingegni per catturare gli uccelli, che ancora mio padre (88 anni) ricorda della sua fanciullezza campagnola. I codibugnoli però non correvano rischi, come anche gli scriccioli: troppo piccoli, ma già i pettirossi…
Che nomi particolari e che tenerezza sprigionano, queste creature…
mi fai ricordare certe poesie del Pascoli, con tutto il loro sottofondo…
:-)
Sembra che pe la poenta siano ottimi