Il modo in cui i media hanno riferito il supposto autismo dell’autore della strage di Newtown ha suscitato un forte sdegno nella comunità dell’autismo a livello mondiale. E ben a ragione: chiunque conosca i caratteri fondamentali dell’autismo fatica a far rientrare il giovane Adam Lanza nei parametri che definiscono la sindrome. E tuttavia occorre richiamare ancora una volta un concetto sul quale non c’è ancora oggi assolutamente alcuna chiarezza. Credo di essere forse il solo (certo uno dei pochi) a sostenere insistentemente da sempre che, finché non sarà chiarita e acquisita a tutti i livelli la differenza sostanziale tra l’autismo di Bleuler e l’autismo di Kanner, l’utilizzo dell’unico termine “autismo” per un tipo di manifestazione della schizofrenia e per una disabilità intellettiva di origine neurobiologica continuerà a causare equivoci di ogni tipo. Ma, ripeto, la mia voce è debole, e su questo punto non ne sento altre. L’omicida di Newtown forse era sì “autistico”, ma nel senso di Bleuler, non nel senso di Kanner. Studiando la schizofrenia, infatti, lo psichiatra svizzero Eugen Bleuler nei primi anni del Novecento individuò un sottogruppo di persone chiuse in sé stesse, che avevano reciso ogni contatto col mondo, e per esso coniò il termine autismo. Per nostra disgrazia, Kanner in seguito riprese il termine per definire quel gruppetto di bambini che aveva studiato, e in cui riconobbe le caratteristiche che tuttora definiscono la sindrome autistica. Nella scienza (e non solo) non vi è nulla di peggiore e più nefasto dell’uso dello stesso termine a indicare realtà profondamente differenti. Di qui l’equivoco senza fine di cui patiamo nell’opinione pubblica, nei media, e in ogni aspetto della vita quotidiana.

I media non faranno mai differenze di questo tipo e così si creano danni e basta. Grazie per il tuo chiarimento, io spero di tutto cuore che la tua voce diventi sempre più forte e che alla tua se ne uniscano tante altre.
Pat