Non ho molte immagini della mia nonna paterna, Bianca Berto. Morì vent’anni prima che io nascessi, dopo aver dato alla luce due figli e tre figlie, e aver vissuto la vita della moglie di un agiato commerciante, mio nonno Elpino, che aveva servitù e carrozza. La collana di perle e l’eleganza in questa fotografia non eclissano tuttavia la strana luce di uno sguardo fisso, enigmatico, quasi Bianca antivedesse la rovina futura della famiglia, che sarebbe stata prostrata dal fallimento di Elpino. Mio padre scrive in una sua nota che i primi dieci anni della sua vita furono felicissimi, ma con la povertà che colse la famiglia (ad un certo punto non ebbero nemmeno i soldi per la luce elettrica e la sera accendevano le candele) e la tragedia della morte di sua madre quella felicità scomparve.

Leggo in questo sguardo una consapevolezza di chi è chiamato per dovere a un ruolo, uno sguardo che ha origini più lontane, Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua famiglia di origine. E’ lo sguardo di una persona consapevole, onesta, riservata ma non felice. Quasi lo sguardo di chi ha già subito dei lutti.
Io però ci vedo anche tanta dolcezza nel suo sguardo…
Riconfermo il mio precedente commento, Mio Dio con quanta precisione e freddezza descrivi una nonna. Ti lasci andare qualche volta?
Ed è notevole la propensione di molti a giudicare gli altri nel loro aspetto più intimo, senza rispetto e senza il minimo tentativo di comprensione. Incapacità di comprendere la differenza, nello stesso tempo in cui ci si erge a conoscitori del bello e del giusto.