Il tempo della fioritura è breve, suggerisce la contemplazione di un papavero. C’è l’espansione della vita e c’è il suo ritrarsi. Conosco pochi umani che sappiano rappresentarsi serenamente il ritrarsi della propria vita. Conosco pochi umani che contemplando un papavero vedano se stessi.
Risponde al sole l’immagine fugace,
si ritrarrà dal libro dei presenti
la memoria che reggi tu, lo stelo,
astro d’amor che si soave ardi.
Il ladro della guerra e della pace,
l’ospite, si annida e tu lo senti
falco delle tue brame, la tua notte,
pietra delle faville e dei tormenti.
Bellissime queste tue parole associate alla foto del papavero. Sei anche un bravo poeta :-)
Ciao, Pat
gonnelline di sangue…le chiamava Sylvia Plath
Sangue arterioso direi, cara Elisabetta…
Papaveri!!Non li vedo più..o sono io loro a non vedermi?come le lucciole,che fine hanno fatto?
Api poche quest’anno…hmmm..che sia finito il mondo?
abbraccio a Voi.Dolce notte
Sono quasi spariti come i campi di grano, come i fiordalisi che lo accompagnavano, da sempre esprimono la caducità della vita, eppure bellissima, fragile al vento e forte allo stelo del grano . I papaveri sorridono, alla sera colano rimmel. Buon pomeriggio!
Che alla sera colino rimmel è una idea simpatica. Li femminilizza…
Sui campi delle Fiandre
Sui campi delle Fiandre sbocciano i papaveri
in mezzo a tante croci, che, in lunghe file uguali,
segnano il nostro posto, una per ciascuno.
Nel cielo ancora volano le allodole cantando,
ma il rombo dei cannoni confonde quella voce.
Noi siamo i morti uccisi dalla guerra.
Non molti giorni fa eravamo vivi:
ci sorrideva l’alba
ed il tramonto ci affascinava con i suoi colori,
noi amavamo ed eravamo amati.
Ed, ecco, riposiamo sui campi delle Fiandre.
Proseguite voi la nostra lotta contro il nemico per la libertà.
Le nostre mani cadono, ma a voi la torcia passano
degli ideali eterni d’ogni uomo.
Siano le vostre mani ormai a tenerla in alto.
Se non ricorderete perché noi siamo morti,
più non avremo pace ne’ riposo,
pur se nei campi aperti delle Fiandre
seguiteranno a crescere i papaveri.
———————————————————————————————————————————
Fu un ufficiale medico canadese durante la Prima Guerra Mondiale, il tenente colonnello John McCrae, a descrivere poeticamente i campi del Belgio fioriti di papaveri e cadaveri nella sua famosa “In Flanders Fields” (“Nei campi delle Fiandre”), che scrisse il 3 maggio 1915 dopo aver assistito alla morte di un caro amico, il ventiduenne tenente Alexis Helmer.
Fabio Buonasera,per variare sul tema….mille papaveri rossi di F.De Andrè.
Il papavero non è solo un fiore..Ciao
Infatti ci sono anche gli “alti papaveri”…
Bella poesia Fabio.
Grazie!
Chi vede un campo di papaveri rossi
non lo dimenticherà mai più
assomiglia che la terra sorrida
alzando al cielo come un grido di sangue
la più dolce e inimmaginabile melodia
uscita dal cuore , riempito di nuova e nascente energia.
Commento poetico, grazie!
Nelle ricorrenze belliche, e a novembre, non è raro vedere, nel mondo anglosassone, persone con papaveri al bavero della giacca. Spesso papaveri di cartone, ma sempre portati con orgoglio
bellissima poesia,grazie!
Ciao carissimno Fabio se non fosse per gli usi e abusi che ne fa il genere umano sarebbe di portarlo agli alti onori. Ciao Fabio e grazie per il tuo invito…Gia
Posso solo dirti ch’è il mio fiore preferito/ ciao buon pomeriggio….Aur…