Il tronco di un grande albero si innalza ricoperto di muschio. Cerco invano qualche abitatore della microforesta. Ma quando sento la parola muschio nella mia mente si apre sempre una finestrella spazio-temporale, in cui il muschio non si espande in verticale, e sono con mio padre e mio fratello a Roncegno nel 1958, in un bosco sulla riva destra del Brenta. Latifoglie e gruppi di acacie. Tappeti di muschio. E sul muschio i miei primi gialli finferli dal dolce odore acidulo, e una lenta salamandra gialla e nera. Un mondo alieno per me veneziano.

E’ vero! A volte i nostri ricordi d’infanzia sono legati alle impressioni ed ai sentimenti che ci hanno procurato. I tuoi tappeti di muschio,le mie scorribande sui campi incolti e gli assaggi di frutti precoci e proibiti, che mi hanno lasciato il dolceamaro di una meta raggiunta e mai dimenticata.
Non ho mai visto il muschio in verticale, anche io ho sempre visto tappeti di muschio, penso comunque che sia uno spettacolo della natura molto bello
Ciao, Pat
mi ha sempre affascinato la capacità del microcosmo(inteso in questo caso come mondo vegetale sotterraneo) di agire sulla parte intima dell’individuo estraendone la parte più molle…
probabilmente ciascuno associa al muschio una propria sensazione, quasi sempre legata ad un ricordo; io ho, prima di tutto, una percezione olfattiva, di vegetazione e di umido mattutino; ma la mente va spedita ad una piccola cavità, tra le pietre dell’appennino tosco-emiliano; quella, per me che avevo quattro anni, era la grotta dove si nasconde il drago; credo che esso si nutrisse di muschi, in mancanza di bambini…