Rileggo Simone Weil 67

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La cristianità è diventata totalitaria, conquistatrice, sterminatrice, perché non ha sviluppato la nozione dell’assenza e della non-azione di Dio quaggiù. Si è attaccata a Yahweh così come al Cristo, ha concepito la Provvidenza alla maniera dell’Antico Testamento. Solo Israele poteva resistere a Roma, perché le rassomigliava, e così il cristianesimo nascente portava la macchia romana ancor prima di diventare la religione ufficiale dell’Impero. Il male fatto da Roma non è mai stato realmente riparato. (III, 205)

Sono numerosi i passi dell’opera weiliana in cui si denuncia l’apparentamento della Chiesa di Roma con l’antica Roma. La romanità come totalitarismo sradicatore dell’altro da sé, come spirito di questo mondo. Ma in questo passo è evidente che ciò che in profondità Simone Weil respinge è la presenza di Dio nel mondo. Esattamente quello che ci dice l’Antico Testamento, quello che per Isreale è il fulcro della Rivelazione, la partecipazione di Dio alla storia degli umani. Alla luce del rifiuto weiliano dell’azione di Dio quaggiù, anche l’azione di Gesù quaggiù, che la Chiesa ha letto sempre come in continuità con l’azione del Padre, di cui peraltro è Gesù Cristo è appunto il Figlio, appare una non-azione. Il Cristo della Weil è totalmente disincarnato.

4 pensieri su “Rileggo Simone Weil 67

  1. non hai idea Fabio, di ciò che provo, avendo ora tra le mani il primo volume dei quaderni di Simone Weil…
    è un fremito che mi porta a conoscere
    la grande geometria del suo pensiero.

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