Rileggo Simone Weil 52

weilquaderni

Quando i cattolici dicono che un certo sacramento produce un certo effetto soprannaturale perché Dio ha così voluto, questo è vero, ma come è vero, né più né meno, dire che una pietra lasciata andare nell’aria cade perché Dio l’ha voluto. La volontà di Dio non è la causa di alcun avvenimento. E’ l’essere stesso di tutto ciò che è. La causalità è un rapporto tra un fenomeno e un altro. [La ripulitura filosofica della religione cattolica non è mai stata fatta. Per farla è necessario essere dentro e fuori]
(II, 268 – 269)

Io non so se il Cristo abbia o no resuscitato Lazzaro. Ma se l’ha fatto, 1° è un’azione che egli ha compiuto quaggiù, 2° quest’azione si è realizzata per effetto di un meccanismo perfettamente intelligibile a chi fosse in grado di smontarne gli ingranaggi.
(II, 270)

*  *  *  *  *  *  *

Penso che la ripulitura filosofica di una religione sia radicalmente impossibile, tranne che riducendola a filosofia, ovvero negandola come religione. E non v’è dubbio che nella storia della Chiesa i rapporti con la filosofia siano stati ambigui, di necessità. Questo si vede perfettamente nel secondo passo weiliano qui riportato, ma anche nel primo: da un lato la volontà di Dio, espressione che è impossibile tradurre in linguaggio coerentemente filosofico senza cadere in paralogismi, contraddizioni e antropomorfismi di diverso ordine e grado. Dall’altra i miracoli, tema essenziale della pietà cattolica (oggi ridotto a quello di rare guarigioni da qualche forma di tumore e totalmente privato dell’aspetto storico-fattuale del mirum). Torna sempre di nuovo la questione dell’unità del reale, dell’olismo su cui annaspa anche il pensiero di Mancuso, e della possibilità di pensare la trascendenza. Tra una fede infantile e ingenua da un lato, e la riduzione alla mera simbolica sospetta di insignificanza dall’altro, una via mediana si presenta oggi impossibile ma inevitabile.

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