Neve

pam.jpgIl narratore del romanzo Neve di Orhan Pamuk (Kar, 2002, trad. it. di M. Bertolini e Şemsa Gezgin, Einaudi 2004, riedito quest’anno) è un romanziere che si chiama Orhan e ripercorre la vicenda del suo amico poeta, Ka (pseudonimo, e neve in turco si dice kar, e la città in cui i fatti si svolgono si chiama Kars). Ka, già emigrato in Germania, dove mena stenta vita di esule, torna in Turchia per raggiungere questa città di confine, Kars, misera e depressa, e contesa tra le forze kemaliste laiche e il montante integralismo religioso. I moventi di Ka non sono chiari nemmeno a lui: vuol conoscere, sembra addirittura cercare Dio, e l’amore della bella Ipek, ma in tutto è incerto, non riesce a decidere, sembra infine una ennesima variante del tipico protagonista intellettuale della narrativa occidentale dell’ultimo secolo: debole, privo di volontà, incapace di azione, umanamente immaturo. Ma qui il discorso è reso complesso dall’ambientazione culturale: una nazione dilaniata tra Oriente islamico tradizionale e Occidente tecnologico e irreligioso, che si rispecchia nel poeta Ka. Arriva a Kars, dove nevica al punto che la città resta isolata. In questa città isolata avviene un teatrale (in senso letterale, durante uno spettacolo teatrale) golpe anti-islamico. Ka viene coinvolto nelle trame, che vedono al centro l’affascinante terrorista Blu, e nello stesso tempo vive una storia d’amore con Ipek, che vuol persuadere a venire in Germania con lui. E mentre vive (drammaticamente) l’amore e partecipa alle trame, scrive poesie a getto continuo. Naturalmente, la storia non può finir bene, in alcun senso.
Questo libro di Pamuk è senza dubbio una meditazione sul difficile rapporto tra la poesia e la vita, ma è anche una storia di doppi. Infatti, Ka si innamora a priori di Ipek, che è stata la moglie di un suo amico (che all’inizio lo prega di ricordare alla ex-moglie il suo amore che ancora dura). Sviluppa poi un rapporto di odio-amore con Blu (che si scoprirà essere stato amante della stessa Ipek). Infine si costituisce come doppio del narratore in tutti i sensi: anche in quello erotico, perché anche il narratore si innamora di Ipek.L’amore romanzesco ha due presupposti: la donna bella e il rivale. Questo può anche essere celato, ma qui è apertissimo, anzi è plurimo. La bellezza femminile è un motore fondamentale del romanzo, perché il romanzo è legato al disvelamento della dinamica del desiderio. Davanti ad una donna straordinariamente bella l’uomo è preso da disperazione (p. 369).
Sulla poesia trovo bellissimo questo passo:

Ka mi aveva già detto molto tempo prima che un bravo poeta deve soltanto girare intorno alle verità forti che trova giuste e a cui ha paura di credere, perché possono rovinare la sua poesia, e la musica segreta di questo volteggio diventa la sua arte. (p. 242)

Si può anche ragionare sulla proliferazione metastatica dei poeti: evidentemente il flagello colpisce anche la Turchia.

Quando era giovane, Ka prendeva in giro i poeti che, considerandosi troppo importanti, credevano che ogni assurdità da loro scritta sarebbe stata in futuro argomento di ricerca e perciò vivevano vantandosi e trasformandosi, già in vita, in un monumento che nessuno ammirava. (p. 406)

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