Rileggo Simone Weil 5

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La quantità.
il metodo vinto dalla quantità.
la nostra civiltà è fondata sulla quantità.
la nozione di misura è ovunque perduta (es. record atletici). tutto ne viene corrotto. Anche la vita privata, poiché la temperanza (σωφροσύνη) è impensabile. Al di fuori delle regole esteriori (convenienze borghesi), tutto il movimento morale del dopoguerra (e anche prima) non è che un’ apologia dell’intemperanza (surrealismo), dunque, in definitiva, della follia… (I, 140)

Il secondo dopoguerra ha visto un’accelerazione geometrica dei processi che Simone Weil individua nel primo. Ma la corrente principale della cultura contemporanea è ostile in linea di principio all’idea stessa di temperanza, sempre collegata a quella di repressione (e quest’ultima vista sempre e soltanto come nemica della libertà). L’idea prevalente è stata quella della negazione dell’esistenza di una libertà di negare spazio alle proprie pulsioni che la ragione giudica negative. Perché la ragione stessa è sotto attacco. Il modello antropologico che il Mercato ci ha proposto, e che si è imposto, è quello dell’umano che segue sempre le sue passioni e i suoi desideri, senza limiti, senza controllo esterno o interno. La felicità posta nella passione scatenata. La giustificazione parascientifica di questo modello è fornita dallo scientismo mediatizzato, che propala l’ideologia della non differenza tra l’uomo e l’animale. Per cui infine l’imperativo etico della cura della natura (che il desiderio dilagante consuma), in quanto fondato su una visione olistico-relativistica, non può presentarsi come un comandamento assoluto, e pertanto non può vincolare moralmente nessuno, ma solo conferire un fragile senso al bisogno di agire, fare gruppo, distinguersi dagli altri. Ma questa è la logica e inevitabile conseguenza della scelta, fatta dalla corrente principale della cultura occidentale contemporanea, di privare l’umano della sua distinzione di umano. Il ridicolo tentativo di addossare all’antropologia biblica la responsabilità ultima della devastazione del pianeta (ecologisti-animalisti-antioccidentalisti che non hanno mai riflettuto sulla vicenda dei Maya e degli abitatori dell’Isola di Pasqua), mancante com’è della capacità di cogliere il nucleo generativo dell’umano e la sua natura mimetica, non può che naufragare nella mera insensatezza. Finendo per servire quelle stesse forze che vorrebbe contrastare.

2 pensieri su “Rileggo Simone Weil 5

  1. a proposito della differenza tra uomo e animale-
    Mia moglie fino a una quindicina di anni fa insegnava religione alle scuole superiori.
    Ai ragazzi e alle ragazze del primo-secondo anno era solita proporre una riflessione “antropologica” invitandoli a discutere in classe, e talvolta con una “tema scritto” proprio su ciò che differenzia l’uomo dalle bestie.
    L’esito era quasi sempre sconfortante: tra le risposte più gettonate c’erano sempre “gli animali sono migliori dell’uomo” e “gli animali sono più pelosi”.
    Senza ombra di ironia.

  2. “Gli animali sono migliori dell’uomo” è una frase detta da milioni di persone, una delle più abusate. Se analizzata, si rivela senza senso in sé stessa. Ha però un senso (ahimé) se inquadrata nello Zeitgeist.

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