Ecate o del sonno
I
Quale Sibilla dirà per me nell’antro materno
le parole di bronzo di una legge che duri
o quale angelo mai verrà dal cielo feroce
con la notizia della fine eterna?
Non c’è risposta ma la superficie è calma:
il movimento delle tue miriadi, Dio, se ci sei
gioca col nulla e in palio c’è soltanto
l’agonia del pensiero che ti cerca, e ancora
in una nicchia scavata dal dolore sembra
che resti un po’ di desiderio, male vivo anzi
già quasi morto.
Eppure.. ahi! voi venite a schiera
o miei fantasmi della tenerezza
più soave parlando nella sera.
II
Intorno in alto è un pianeta d’aria
dove miriadi vanno in strade d’oro.
sotto, la selva che ci tiene fermi
e condensa la nebbia del dolore.
Il sonno resta tra inferno e paradiso
nell’attesa del grande vicino
nel desiderio dell’eterno riso.
Tu sussurri signora di sgomento
epifania di un popolo di sogni
che parlano dell’ora che non viene.
III
Amore delle trepide frontiere
signore dei sentieri senza sbocco
si alimenta del sonno ove è fuggita
come una ninfa tepida e serena
navigatrice delle vie soavi
quella che è sogno, in sé troppo piena.
IV
Tu nel tepore della luminosa
notte d’estate stendi la tua lunga
ala perversa della cruda e sola
mia fede, e al sogno mente
santa compagna delle tue rapine
l’algida mente.
V
Tacciono tutte le stirpi degli alati
figli del sonno nella notte quieta.
Guardano solo con occhi spalancati
me passeggero sulla terra vuota.
non avevo mai pensato
ad una fine eterna…
la IV mi ricorda il grande Dino,
le sue visioni….
Davvero magnifica, sono senza parole…