Scrive Antonio Faeti nel suo saggio dal bel titolo balzacchiano Un tenebroso affare, nel primo volume La cultura del romanzo (Einaudi, Torino 2001) della monumentale opera a cura di Franco Moretti Il romanzo:
Una postilla da apporre alla più che centenaria vicenda del rapporto doloroso tra Salgari e la scuola italiana può solo far sorridere: attualmente i romanzi del “capitano” sono rifiutati perché troppo difficili, troppo densi di informazioni, scritti in una lingua che non si collega allo scarsissimo vocabolario dei ragazzi di oggi. Si sono compiuti anche tentativi per riscriverlo e ripubblicarlo dopo averlo “tradotto ” in una lingua più semplice, meno forbita, meno colta.
La radicale opposizione della scuola a Salgari è, propriamente, l’odio della scuola verso il romanzo. Non c’è un manuale di pedagogia del romanzo che tenga davvero conto delle implicazioni educative che sono specifiche del romanzo stesso. Se ne esistesse uno, dovrebbe contenere la storia di questo antagonismo radicale.
L’alterità, l’individualismo pensoso e responsabile, il colloquio con se stessi, l’aspirazione a una libertà di coscienza che si sviluppi a contatto con i grandi paradigmi dell’umano, l’invenzione incontrollata fino a includere un uso didattico della categoria del bizzarro, l’incentivo all’analisi dei caratteri, lo spirito avventuroso della ricerca innovativa, sono tutte forme di espressione e di conoscenza che la scuola rifiuta e che, forse, proprio non può accettare. (pag. 124)