L’anima e il suo destino 2

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L’impostazione metafisica del libro di Mancuso è chiara fin dall’inizio. A p. 9 egli infatti scrive che il “tema dell’anima e del suo destino è strettamente collegato a quello della verità, all’affermazione cioè che esiste una dimensione immutabile e definitiva dell’essere”. Dell’anima, poi, il teologo ragiona “come qualcosa di naturale, come il principio della vita, come la realtà più concreta che c’è” (ibidem). Si vede subito, quindi, che la questione della natura è, in questo libro, assolutamente decisiva. La natura è “il fondo primordiale dell’essere” (p.10), che Mancuso declina in termini di energia.  Facendo corrispondere senza residui essere ed energia, il teologo pensa di aver superato l’abisso tra la metafisica tradizionale e la scienza moderna. Ma se essere ed energia sono la stessa cosa, che senso ha l’affermazione l’energia è? E, seconda questione, che svilupperemo in seguenti post: il segno, che marca la differenza tra l’umano e l’animale, è solo energia? Perché il segno ha questo di proprio: trascende il piano della realtà puramente mondana e facendo questo pone il tema della trascendenza. Che in questo libro rimane un fondo oscuro oltre il fondo primordiale dell’essere, quasi ci fosse bisogno di una origine personale di tutto oltre il fondo dell’essere impersonale. Quello che più mi ha colpito in questo libro è un difetto di antropologia. Questo risulta evidente nel modo in cui Mancuso tratta la pagina biblica della creazione dell’uomo, a p. 14.

Dobbiamo cambiare prospettiva rispetto al racconto biblico di Genesi 2, 7 secondo cui Dio prese la polvere, plasmò l’uomo e poi infuse il suo soffio vitale nell’uomo. Per stare all’immagine mitica utilizzata dal testo, occorre piuttosto pensare che Dio infuse il suo soffio vitale prima, direttamente nella polvere, nella materia-mater, la quale poi da sé, autonomamente, ha dato origine alla vita in tutte le sue forme, compresa quella dell’uomo. Si tratta di una prospettiva legittima anche a livello biblico alla luce dei racconti di creazione della tradizione sapienziale, in particolare Proverbi 8 e Siracide 24.

A mio avviso, il senso fondamentale dei primi capitoli del Genesi sta nella differenza radicale che viene posta tra l’umano e il resto della natura. In termini mitici, ciò che viene scandito dalla Bibbia è la trascendenza dell’umano, legata alla parola, il segno, che pone l’umano di fronte alla natura come parte di essa e insieme come suo specchio cosciente, dotato di consapevolezza, responsabilità e capacità di azione (di bene e di male). Il sorgere dell’umano è una rottura dell’ordine animale: il soffio significa questo. È una liberazione dell’umano dalle catene animali. Dio, fin dall’inizio è un liberatore.

3 pensieri su “L’anima e il suo destino 2

  1. L’energia e l’essere…
    l’energia che va incanalata, elaborata, indirizzata, può avere enormi poteri, sia nell’uomo che nell’animale, ma solo l’uomo è capace di utilizzarla per infimi scopi.

    Buon Week end Fabio!

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