Un vuoto

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Fabio Brotto

Seduti per il picnic, sparo a me e a Guido una foto con la macchinetta retroversa, e colgo il suo movimento continuo anche da seduto. Rivolgo in me un pensiero, con varie implicazioni: caro Guido, dopo 20 anni di vita insieme, questo di sicuro posso dire: che per me resti un essere insondabile, di cui capisco forse l’1%. Chiunque sostenesse di “capirti” (io non lo sostengo, e penso che questo si possa estendere a molti nella tua condizione di autismo a basso funzionamento) azzarderebbe un’affermazione senza senso. Si potrà forse stabilire un rapporto con te, provare dell’affetto e percepire in te qualcosa di simile all’affetto quando tu dai un bacio, ecc., ma anche quando si riesce a trovare un modus vivendi, e si conoscono un po’ le tue modalità di agire e reagire, rimane fuori quasi tutto. Rimane fuori l’essenziale per gli umani, ad esempio, qualsiasi racconto. Non solo non ti posso raccontare una storia, ma non ti posso nemmeno chiedere “cos’hai fatto oggi?”, “Ti è piaciuta la gita?”. Tu non puoi raccontare nulla, non puoi dire nulla, e per te il racconto di un altro non ha senso, perché nessun discorso ha senso. La nostra reciproca comprensione di umani si fonda sulla possibilità di scambiarci parole sul passato comune, a cominciare dal minimo di informazione, del tipo “ho camminato molto e sono stanco”. E in te c’è quest’abisso vuoto, questa carenza abissale. Chi discute sulle differenze tra l’autismo a basso e ad alto funzionamento si affacci su questo abisso vuoto, e su tutte le sue conseguenze esistenziali, per favore.

3 pensieri su “Un vuoto

  1. Èolto bello il post che hai scritto. È toccante e commovente. Fa anche un po’ “rabbia” e allo stesso tempo ti accorgi che non puoi fare molto……ma quello che si fa arriva direttamente al cuore

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