
Mi è sembrato di respirare per qualche ora l’atmosfera delle comunità di base degli anni Settanta leggendo il libro di Gilberto Squizzato Se il cielo adesso è vuoto. È possibile credere in Gesù nell’età post-religiosa? (Il Segno dei Gabrielli editori, 2017). Un’atmosfera di radicalità cristiana (o meglio gesuana), di anti-capitalismo, di aspirazione ad una possibile Liberazione. Si tratta di una visione molto radicale, che condivido totalmente, come spesso mi accade per molti dei libri che leggo, nella sua pars destruens, molto meno in quella construens. Squizzato è in parte assimilabile, nella sua visione del cristianesimo come religione, a John Shelby Spong: «Per noi che abbiamo archiviato definitivamente una descrizione astronomica dei cieli sovrannaturali Gesù può essere vero solo di una verità esistenziale che ci aiuti a leggere la nostra stessa vita in una luce rivelatrice di nuove impensabili possibilità di significato senza bisogno di popolare il cielo di angeli e l’inferno di diavoli […] Per me personalmente Gesù può essere vero oggi, qui, come lo è l’amore di mia moglie e dei miei figli, come l’amicizia delle persone che mi sono più care, perché non sto parlando di una verità astratta, concettuale, dogmatica, ma di verità concrete, quotidiane, esistenziali». (p. 78) Come per Spong, anche per Squizzato il linguaggio e la concettualità metafisici, con cui la casta sacerdotale ha mediato la fede in questi duemila anni, vanno abbandonati. Lo stesso Simbolo di Nicea, il Credo, ordinato da Costantino per fini politici di governo dell’impero, non ha più senso nel mondo di oggi. Può rimanere solo un gesuanesimo orizzontale, intra-mondano: ovvero la memoria operante dell’uomo di Nazaret come colui che ha realizzato nel modo più pieno l’umanità. L’uomo perfetto, Gesù di Nazaret, che porta la sua totale dedizione agli altri, storicamente da lui incarnata nell’Israele di duemila anni fa, dominato dai Romani, fino alla morte sulla croce. Tutto il resto non può che essere rigorosamente demitizzato. «Ogni uomo di fede diventa come Gesù di Nazaret sacerdote nel momento in cui riconosce e onora il sacro che si manifesta nell’altro». (p. 85) Una totalmente laica e immanente pienezza di vita si attua nel donare sé stessi agli altri. (E per Squizzato l’altro per eccellenza oggi è il migrante). Questo, e solo questo, è il nucleo del cristianesimo (ammesso che sia ancora lecito chiamarlo così) perché anche chiamare Cristo il Gesù puro e perfetto uomo non è forse più possibile. L’eredità metafisico-platonica del cristianesimo, imperante per due millenni, con la sua svalutazione di questo mondo di fronte all’altro mondo, è annientata: «Ciò che conta per l’uomo di fede che vuol credere a Gesù di Nazaret, il laico, il non sacerdote, il sovversivo, il politico della tenerezza, non è dunque la devozione religiosa, ma la metànoia (il cambiamento di prospettiva esistenziale) che porta a trasformare radicalmente il proprio modo di vivere, mettendosi al servizio dell’amore fraterno» (p.119) Poiché la trascendenza «è, semplicemente, la possibilità che ci è data di andare oltre noi stessi» (p. 168). Dio, come è nei catechismi e nella predicazione ecclesiastica, semplicemente non esiste e «Il “dio” di Gesù è un dio per atei, non quel Dio teista che appartenne all’antichità e che fu usato da ogni forma di potere per imporre la propria Verità e il proprio dominio» (p. 173). E la misericordia, che ricorre sulla bocca e negli scritti dell’attuale pontefice, ha oggi due nomi: assistenza e politica (p. 187).
Trovo ammirevole la passione che anima il testo di Squizzato, oltre a condividerne, come ho già accennato, la demolizione del cristianesimo religioso-metafisico. E tuttavia, lasciando da parte la questione economico-politica, che necessariamente la sua prospettiva apre, mi chiedo se la sua immagine di Gesù sia davvero solidamente fondata, anzitutto dal punto di vista storico. Perché quando affermiamo che la vita di Gesù si è orientata in questo modo o in quest’altro, su che fondamenti si basano le affermazioni che facciamo? Se gli unici documenti sulla vita e sulle idee di Gesù sono gli Evangeli, scritti decine di anni dopo la sua morte, differenti tra loro, e con una evidentissima costruzione teologica del personaggio, sicché quelle che sicuramente possono essere definite parole effettivamente pronunciate da lui sono pochissime, e le azioni effettivamente compiute nelle modalità narrate pochissime anch’esse, è evidente che anche la figura di Gesù uomo perfetto è una elaborazione a posteriori, la cui garanzia di verità sta solo in un atto di fede. In sostanza, occorre tanta fede e tanta fuoruscita dalla ragione per affermare l’umana perfezione di Gesù quanta ne occorre per proclamare la sua nascita da una vergine. Poiché una perfezione umana non è meno religiosa di una discesa dal cielo né meno metafisica di un essere perfettissimo.


In questa foto della NASA si vedono due galassie a spirale in fase di collisione, un evento cosmico di proporzioni incommensurabili, visto che ogni galassia è composta da decine di migliaia di stelle (con sistemi solari annessi), e di una distruttività che eccede la capacità umana di rappresentazione. Quando vedo immagini di tal genere penso sempre a come il cristianesimo si sia fondato, come gli
Benedetto XVI si è trovato stretto nella contraddizione tra la necessità di difendere la credenza tradizionale, soprattutto tra le masse popolari, e il doveroso rigetto di una religione ridotta a mitologia, cui è ignota l’esperienza dello spirito. (p.14)
Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla, le offrirai prima la pace. Se accetta la pace e ti apre le sue porte, tutto il popolo che vi si troverà ti sarà tributario e ti servirà. Ma se non vuol far pace con te e vorrà la guerra, allora l’assedierai. Quando il Signore tuo Dio l’avrà data nelle tue mani, ne colpirai a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame e quanto sarà nella città, tutto il suo bottino, li prenderai come tua preda; mangerai il bottino dei tuoi nemici, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te e che non sono città di queste nazioni. Soltanto nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fare, perché essi non v’insegnino a commettere tutti gli abomini che fanno per i loro dei e voi non pecchiate contro il Signore vostro Dio. (Deuteronomio 20, 10-18)


