
Ora, è assolutamente evidente come la teologia cattolica, e cristiana in generale, non disponga più da secoli di una fisica in grado di affiancarla, così come era per i Padri della Chiesa, per Agostino e Tommaso, ecc. La visione del mondo fisico oggi è totalmente altra, il pensiero teologico evita la questione o balbetta, oppure produce gli sproloqui di pensatori come Vito Mancuso. Ma è una questione decisiva. Anche teologi di valore hanno parlato di un Dio che cambia, accompagnando la storia degli uomini, quasi fosse ancora il Dio del nostro misero sistema solare, e basta. Pensiamo all’ascensione di Gesù, e al suo ricongiungimento al Padre. Dopo quell’evento in Dio c’è anche il corpo (glorificato) di un uomo, come Dante vede nel Paradiso. Dunque, prima del 33 d.C (più o meno) a Dio mancava qualcosa, la componente umana, che poi ha accolto in sé, come se Dio fosse uno per cui passano gli anni, che attende certi eventi e li causa e provvede, vede il futuro dalla sua eternità, ma nello stesso tempo muta, perché prova sentimenti, ecc. Qui occorrerebbero alla Chiesa dei veri titani del pensiero, adeguati ai tempi. Ma non ci sono, e restano solo buoni sentimenti, azione sociale di promozione e assistenza, o cupo risentimento reazionario, che nei suoi esponenti più rozzi arriva a concepire i terremoti come conseguenze dei peccati. Il pensiero autentico non c’è, i teologi appaiono solo, nei casi migliori, come eruditi commentatori, e l’abisso tra Chiesa e cultura, che era una delle massime angustie di Paolo VI, continua ad allargarsi.