Aborto e papa

113238533-d93c5fa4-a52d-416a-845e-6bd0a1dc00f8

Fabio Brotto

Il papa condanna quello che chiama “aborto terapeutico” mettendolo sullo stesso piano di un omicidio commissionato per “risolvere un problema”. Mi soffermo su un aspetto della sua argomentazione.
Se un figlio con gravissime malformazioni, e malattie incurabili, e destinato ad una vita di gravi sofferenze, e ad una morte precoce, fosse da considerare un dono di Dio ai genitori, dono fatto allo scopo di farli uscire dal loro egoismo e approdare ad una totale donazione di sé, come sostiene il papa, allora Dio farebbe ciò che nessun uomo dovrebbe mai fare, cioè considererebbe una persona (il figlio) non un fine, ma un semplice mezzo. Il male del figlio finalizzato al bene dei genitori: il che è mostruoso. Ma, alla radice, è l’attribuzione di tutto quello che accade alla “volontà di Dio”, ciò che necessariamente porta a queste mostruosità.

Assunta

assunta

Fabio Brotto

L’umile Maria gradualmente nei secoli assunse il carattere di Iside, la grande Dea Madre celeste, col manto azzurro e la corona di stelle. Certamente il monoteismo ebraico-cristiano non ammette in Dio il genere, poiché Dio non è né maschio né femmina. Però l’incarnazione del Cristo avviene mediante una donna, ma si realizza nel maschio Gesù. Sicché la natura umana assunta in Dio con Cristo è la natura umana rappresentata dal maschile. E il recente dogma cattolico dell’ assunzione in cielo di Maria in qualche modo sembra correggere lo sbilanciamento. Lo squilibrio però rimane: per Maria non ci può essere adorazione ma solo venerazione, e l’Assunta non impedisce alla Chiesa cattolica di rimanere una istituzione governata dal maschile. Le donne restano escluse dal sacerdozio con l’argomentazione che Gesù scelse come apostoli solo uomini e non donne. Quanto al cielo, domandate a un prete cosa sia: avrete in risposta frasi fatte e parole quasi senza senso. Chiedetelo ad un fedele qualsiasi, e in risposta avrete balbettamenti. In realtà, al fedele medio del cielo non importa nulla, altrimenti dedicherebbe alla sua conquista un impegno almeno pari a quello che dedica a difendere il proprio conto in banca, se ce l’ha. Se non ce l’ha, dal cielo si aspetta solo aiuto e grazie per gli affanni della vita presente.

Pena di morte

papa-francesco-bd_1385782

Fabio Brotto

Per molte ragioni, che qui non espongo, sono personalmente contrario alla pena di morte. Di conseguenza, non mi dispiace che l’attuale papa abbia corretto la dottrina cattolica tradizionale su questo punto. Tuttavia, sono interessanti le modalità con cui la Chiesa svolge la sua argomentazione del “non cambiamento dottrinale”, cioè della fedeltà alla tradizione. Vale in molti campi. Basta andarsi a leggere il Sillabo e confrontarlo con l’attuale dottrina corrente per vedere i mutamenti clamorosi: vedi la libertà di stampa e di religione, là condannate ora affermate come valori. Perché il punto è: se la Chiesa di volta in volta si adegua, interpretandolo, allo spirito dei tempi e ai suoi valori, perché il singolo credente non dovrebbe sentirsi del tutto libero di fronte al Magistero? Forse oggi non sarei un buon cattolico se fossi a favore della pena di morte, e nell’Ottocento, quando ancora il santo papa Pio IX firmava condanne, sarei stato pessimo cattolico se fossi stato contro la pena di morte? Finiamo nel relativismo storico, è evidente. Negli anni intorno al 1960, non millenni fa, il frate domenicano L. Bender, scriveva: “La dottrina tradizionale della Chiesa è che la pena di morte non è contraria alla legge divina, ma neanche è richiesta come necessaria da questa legge: la sua necessità dipende dalle circostanze. Un buon cattolico può sostenere in base a diverse circostanze e valutazioni delle medesime la pena di morte o la sua abolizione, ma non può arrivare a dire che l’infliggere questa pena sia una violazione del diritto naturale” (Dizionario di Teologia morale, ed. Studium, voce “pena di morte”). Ora la pena capitale è esclusa in ogni caso. Direi che con Bergoglio siamo in una prospettiva vicina al Modernismo, della qual cosa mi rallegro, anche se vedo emergere contraddizioni insanabili. Ma da anni ormai io sono al di fuori della Chiesa Cattolica…

 

RAZZISMO

1860sDemocratPartyPoster

Fabio Brotto

Se ne parlerà sempre di più. Perché esistono costanti storiche e modelli che, con mutamenti superficiali e innumerevoli varianti, si ripetono. Parlo sine ira et studio, come uno che non si entusiasma all’idea del melting pot e di fantastici paradisi di meticciamento, come uno che da tempo sottolinea criticamente l’estasi della non-identità, la voluttà dello sradicamento, in cui si culla tanta intellettualità progressista e di sinistra, affetta da un insanabile ideologismo vittimario. Io vedo un’Italia auto-indulgente, lamentosa, e pronta a scaricare la responsabilità dei suoi fallimenti su capri espiatori: da Bruxelles ai migranti. Questa Italia non è affatto vaccinata contro il razzismo: del resto, le leggi razziali del 1938 mostrano chiaramente come nessuna educazione cattolica di per sé contrasti il virus, e oggi l’Italia è un Paese cattolico solo parzialmente, e sostanzialmente pagano (qui c’è continuità, pagano lo era anche nel 1938). Penso che i fenomeni di natura razzista aumenteranno di numero e forse di intensità col crescere numerico della popolazione di origine africana. Nessuna predica moraleggiante potrà modificare gli orientamenti profondi della popolazione: questi potranno mutare sulla distanza di anni, e non è detto che avverrà in meglio. Anche perché al momento i giornali e i media in generale non sembrano comprendere (in alcuni casi lo comprendono benissimo) quanto conti il linguaggio che si usa, e quanto potenti siano le influenze che si riversano sui cervelli di una popolazione che legge sempre meno libri e in cui cresce a dismisura la percentuale degli analfabeti funzionali.
Guardate infine quel manifesto elettorale democratico del 1869. Dice che la piattaforma elettorale del Partito Democratico è a favore dell’uomo bianco, mentre quella del Partito Repubblicano è a favore dei negri. Semplificazioni deprecabili? Non che gli slogan delle ultime elezioni italiane fossero molto meglio… #razzismo

EROSTRATO

Erostrato-de-Efeso-k78-U46060314780092eRF-448x545@CorriereVeneto-Web-Veneto

I libri ricordano ancora, dopo migliaia di anni, il nome di Erostrato, un uomo che non valeva nulla, ma acquistò la fama dell’eterna infamia, che è pur sempre fama, per un unico atto criminoso: l’incendio del sacro tempio di Artemide ad Efeso nel 356 A.C. La fama nei secoli significa il massimo di centralità, di distinzione dalla massa oscura di coloro di cui il tempo annienta ogni ricordo. Un’aspirazione condivisa da larga parte degli umani: divenire immortali, essere ricordati per sempre. I gesti “folli” hanno dietro di sé un incentivo che non è affatto folle. E stimolano la tendenza mimetica insita in tutti gli umani. Tendenza al Centro, luogo dell’annientamento sacrificale e insieme del Sacro e del Potere, e pulsione mimetica irresistibile: la radice dell’umano è qui.

https://www.facebook.com/brottof

Relazione

cpresp

RELAZIONE. Il mondo è complesso, anzi, la sua cifra è la complessità. Ma questo pensiero può formularlo solo un intelletto che rifugga dalla tendenza alla semplificazione, che è vitale per la maggior parte degli umani. Onde si vede che anche persone che in certi settori della loro esistenza, e in particolari discipline, non rifuggono dalla visione della complessità, in altri importatissimi campi usano semplificare al massimo, maneggiando, per così dire, la scure e il maglio, e dividono sempre in due, tra buono e cattivo, tra amico e nemico, senza chiaroscuri, riducendo ogni argomento ai suoi termini minimi, distruggendo il linguaggio, e ricalcando ad ogni piè sospinto slogan e pensieri bambineschi. Costoro, come la maggioranza, fatta di individui in tutto semplici e proprio per questo sicuri di conoscere il bene e il male, incessantemente perciò ricercano capri espiatori da linciare, in metafora o nella realtà, con un imbarbarimento diffuso.
E noi possiamo concludere che vi è una relazione essenziale tra l’incapacità di sollevarsi dal particolare e stendere lo sguardo sulla molteplicità dei fenomeni che intrecciandosi formano il nostro mondo, e il forsennato bisogno di scaricare la propria violenza su capri espiatori, e che questa relazione è particolarmente evidente nella congiuntura politica dell’Italia di oggi, in cui trionfa l’arte della semplificazione e della volgarità portata ai suoi estremi.

https://www.facebook.com/brottof

ZINGARI

Racial Hygiene Centre

Nella foto si vede Eva Justin, braccio destro del dott. Robert Ritter, scienziato della razza e responsabile del Centro di Igiene Razziale del Terzo Reich, mentre fa un calco della testa di un rom, nell’ambito di quelle ricerche che oggi ci appaiono pseudoscientifiche e deliranti. I nazisti sugli zingari espressero una dottrina non sempre coerente e unitaria, ma infine tendente alla soluzione finale del problema che essi secondo loro rappresentavano. Certuni, come il Reichsführer-SS Heinrich Himmler, ad un certo punto giunsero a distinguere gli zingari di razza pura, popolazione ariana rovinata dal vizio del nomadismo, ormai rari, ma che si sarebbero potuti anche tollerare in riserve come quelle degli Indiani d’America, da quelli di sangue misto, la stragrande maggioranza. Costoro, secondo il dott. Ritter, erano “il prodotto di accoppiamenti col sottoproletariato asociale criminale”, quindi geneticamente portatori di criminalità: da estirpare senza pietà.

https://www.facebook.com/brottof

 

 

Salvinismo

salvini2

Facendo abortire il governo Conte, Matteo Salvini ha mostrato, tra le molte altre cose: 1) Che la tremenda invasione di Africani che ci minaccia, e che lui si diceva pronto ad affrontare ricacciando 500.000 clandestini a casa loro, non esiste, visto che gli è stata data la possibilità di affrontarla come ministro degli interni e lui questa opportunità l’ha cassata. 2) Che non gli interessava nemmeno il controllo del MEF, che Giorgetti avrebbe garantito alla Lega, mentre uno come Savona, al di là delle posizioni che terrorizzano l’Europa che conta, non sarebbe stato da lui controllabile. 3) Che gli interessano solo le elezioni, che egli pensa di stravincere sull’onda di un furore popolare e di isteria sacrificale di massa che sta seminando a piene mani, e che richiede vittime e colpevoli da linciare: in questo gli riconosco un certo genio, un genio del male. #iostoconmattarella

https://www.facebook.com/brottof

SOVRANISMO

33598367_1673871105981816_2237279555754655744_n

Una piena sovranità non si ottiene mai rimanendo sul piano meramente economico. Infatti, nemmeno la Germania, che oggi sembra dominare l’Europa, è pienamente sovrana. Lo è più di noi, ma non del tutto. I Paesi pienamente sovrani infatti sono quelli che oltre ad una economia forte (o comunque la capacità di sopravvivere in qualche modo da soli) non ospitano basi militari straniere sul proprio territorio, ma soprattutto per la loro difesa non hanno bisogno di altri. E la Germania oggi ha un esercito con capacità operative ridicole, e senza gli USA cadrebbe preda di Putin. Per questo oggi per la Merkel il rapporto con Macron diventa vitale: se gli USA si allontanano dall’Europa, non resta che l’asse Reich-Frankreich. La Francia è una potenza nucleare (tutti lo dimenticano quando parlano dell’asse franco-tedesco). I nostri sovranisti dimenticano sempre la questione militare, la loro è la sovranità degli imbecilli.
(Il sottomarino nucleare della foto, Le Terrible, è l’ultimo di una classe di 4. Ed è dotato di 16 missili balistici, ciascuno dotato di testate termonucleari: da 6 a 10 per missile).

Asperger vs Averbale

6a00d8357f3f2969e2017616ef7fea970cQualche anno fa mi telefonò un uomo sui cinquant’anni. Un ingegnere. Aveva trovato il numero del mio cellulare in internet, mi disse, dopo aver letto alcuni miei post sull’autismo. Mi raccontò di essere marito e padre di un ragazzo (del tutto normale), e di aver ricevuto da poco, in Inghilterra, dove il suo lavoro lo portava per lunghi periodi, la diagnosi di Asperger. Voleva solo parlarne un po’ con me, e mi avvisò però del fatto che avrebbe potuto non rendersi conto di annoiarmi con le sue digressioni: non era in grado di comprendere se i suoi interlocutori fossero interessati o meno agli argomenti che interessavano a lui. Ne era consapevole, perciò mi chiedeva, nell’eventualità, di farglielo presente. Conversammo amabilmente, e penso con grande utilità reciproca, per una mezzora abbondante. Gli raccontai a mia volta, ovviamente, anche di mio figlio Guido e della sua condizione di autistico a basso funzionamento cognitivo, iperattivo e averbale. Fu molto colpito dalla condizione di Guido, e mi confessò che dei soggetti come mio figlio lui non capiva assolutamente nulla. Mi resi conto in quel momento, e fu una evidenza solare, abbagliante, come se davanti ai miei occhi fosse esplosa una supernova, che io, normotipico con tratti autistici pari a zero, ero più vicino, condividendone molti più aspetti e caratteristiche, ad una persona con diagnosi di Asperger come il mio interlocutore telefonico, ovvero ad un umano collocato dentro lo Spettro dell’Autismo, di quanto quello fosse vicino ad un soggetto come Guido, collocato all’altro estremo dello Spettro. Io con l’ingegnere Asperger potevo realizzare ciò che caratterizza l’umanità nella sua essenza, lo scambio di segni che crea il discorso e si fonda sul linguaggio: ci potevamo raccontare storie, comunicare le nostre esperienze di vita: lui mi poteva narrare di suo figlio normotipico, io gli potevo parlare del mio Guido autistico LF. Ma mentre io capivo tutto quello che lui mi raccontava, lui di contro non poteva comprendere, per quanto si sforzasse, la natura della mia esperienza con Guido. Guido per lui era un alieno, come lo era e lo è per me. La domanda quindi è: perché? E la risposta è questa: l’ingegnere ed io eravamo entrambi abitanti della sfera del linguaggio, Guido invece a quella sfera è estraneo, del tutto estraneo, perché non ha mai pronunciato una sola parola. Allora compresi anche che non è tanto quello che si riferisce all’etichetta autismo, per cui l’ingegnere e Guido stanno entrambi nello Spettro, a costituire il problema di Guido e della sua famiglia. Cioè il problema per noi non è un autismo in sé, quella cosa lì, che viene appunta concepita quasi come una sostanza che si esprime in varie manifestazioni, stereotipie, difficoltà, ecc., mentre è solo una serie di accidenti. Perché, come ora è sempre più chiaro, certe forme di autismo possono anche conferire vantaggi adattivi, come nell’ambito dell’informatica è evidente. La disabilità più profonda, quella che compromette l’intera vita di Guido, e delle altre persone autistiche averbali, si esprime nell’estraneità totale al linguaggio, al logos umano, una estraneità che ricade su ogni aspetto della vita di mio figlio. Hic Rhodus hic salta.