ANTIPOLITICI

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Quelli che, convinti erroneamente di essere per essenza migliori dei membri della classe politica, vivono in uno stato di indignazione permanente, pronti ad accendersi come cerini su Facebook, mi appaiono spregevoli. Non sono in nulla moralmente differenti dalle masse che si affollavano intorno alle ghigliottine durante il Terrore, salvo che per la loro debolezza di carattere, orrore del sangue reale e vigliaccheria personale. Sono immaturi, bambini non completamente cresciuti. Vero, ma quanto sono responsabili di questa loro condizione, così diffusa da rappresentare la quasi totalità?
Io penso questo: lo sviluppo delle società avanzate ha messo sotto gli occhi di tutti gli umani la loro radicale uguaglianza strutturale, il fatto che, al di là di tutte le differenziazioni di cultura, ricchezza e capacità personali, essi non sono che scimmie iper-mimetiche e violente, in cui ogni membro del gruppo è mosso da un impulso a porsi al suo centro e insieme a promuovere il linciaggio di chiunque altro intenda fare la stessa cosa. Questo è il paradosso costitutivo dell’umanità, ed esisterà sempre finché vi saranno esseri umani. I social non fanno altro che amplificarlo. Non ne esiste una via d’uscita definitiva, 
sono possibili solo rimedi parziali e momentanei. Quasi tutti, ovviamente, si rifiutano di prendere atto di questa loro natura, e anche questo misconoscimento è parte essenziale dell’umano, che però, a causa della sua natura paradossale, secerne continuamente da sempre anche un parziale antidoto: la sapienza.

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