Bella riflessione di Carlo Ossola sul Sole 24 ore di oggi, intitolata “La necessità del lutto”. In cui si legge: “Permettere che il commercio, il passeggio, il su e giù dei turisti (perché altro non c’è nelle Ramblas) riprendessero come se nulla fosse, appena rimossi i segni di morte, non è solo un’offesa alle vittime, ma ancora il cedimento speculare alla visione degli assassini. Qui, come a Nizza, essi falciando pedoni ignari dichiarano che l’uomo non vale nulla; è un birillo da buttar giù in fretta; ma la risposta che diamo è del tutto simmetrica: anche noi diciamo che l’uomo non vale nulla, perché occultiamo nell’indifferenza la morte, e riprendiamo al più presto i traffici quotidiani”.
Sono d’accordo. Noi non vogliamo accettare l’idea che le nostre spensierate vacanze edonistiche siano finite, e di conseguenza ficchiamo la testa sotto la sabbia. A questo livello, non è in atto uno scontro di civiltà ma un incontro di nichilismi.
E tuttavia non penso che il fiume si possa arrestare o che si possa mutare la sua direzione. Perché molti sono i segni del fatto che la vita dell’individuo in Occidente da un lato è assolutizzata come Il Valore, da cui sgorga il supremo «diritto di avere diritti», per usare l’espressione di Rodotà, dall’altro è mercificata e ridotta a nulla, manipolabile fin nel ventre materno ed acquistabile sul mercato dei figli, così nullificata da comportare pene minime per chi la toglie ad un altro. Pensiamo solo alla idea di PUNIZIONE, da un lato espulsa da ogni contesto, dalla famiglia alla scuola all’alta cultura, dall’altro circolante nelle viscere della società come ricerca affannosa di un capro espiatorio.
Siamo lotofagi sprofondati nell’oblio, ci sveglieremo troppo tardi.
