Ἠκούσατε ὅτι ἐρρέθη· Ὀφθαλμὸν ἀντὶ ὀφθαλμοῦ καὶ ὀδόντα ἀντὶ ὀδόντος. ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν μὴ ἀντιστῆναι τῷ πονηρῷ· ἀλλ’ ὅστις σε ῥαπίζει εἰς τὴν δεξιὰν σιαγόνα, στρέψον αὐτῷ καὶ τὴν ἄλλην· καὶ τῷ θέλοντί σοι κριθῆναι καὶ τὸν χιτῶνά σου λαβεῖν, ἄφες αὐτῷ καὶ τὸ ἱμάτιον·
Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. (Matteo 5, 38-40)
Chissà se i moderni cristiani pensano anche loro, come molti contemporanei di Gesù, che il Maestro fosse un pazzo. Per quel che mi riguarda, fin da quando, diciannovenne, lessi la ponderosa Dogmatica Cattolica di Michael Schmaus, mi sono chiesto se la differenza sostanziale tra un buon pagano e un buon cristiano che va a messa la domenica, e per il resto fa tutto quello che fanno gli altri, stia o non stia in una sfuggente e inafferrabile fede. Ora penso che non stia da nessuna parte, o meglio che l’essere cristiani secondo le richieste dell’evangelo sia impossibile. Riconoscere il proprio paganesimo è la cosa più onesta. Paganus sum.