Che cosa si intende per verità? E per realtà? Ovviamente questa doppia domanda è filosoficamente ingenua, anche perché evoca subito la questione del che cosa e apre la strada all’aporia. E tuttavia come non impelagarsi in questioni del genere quando ogni libro che si rispetti, nell’ultimo secolo secondo i modi tipici del modernismo e del postmodernismo, finisce per porre al lettore siffatti interrogativi, anche ove la coscienza dell’autore, in quanto è manifesta nel libro stesso, ne sembri estranea? Forse nessuna cultura ha il potere di definire in modo stabile questi concetti, ma quello della semplice vita? Secondo Giorgio Agamben, nella nostra cultura il concetto della vita non viene mai definito come tale. Con questa affermazione inizia il suo L’aperto (Bollati Boringhieri, Torino 2002), che reca il sottotitolo L’uomo e l’animale e costituisce un complemento al famoso e bellissimo Homo sacer (Einaudi 1995). L’aperto mi pare un libro…
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