Un sillabario piceno è il sottotitolo del piacevole Viaggi da Fermo di Angelo Ferracuti (Laterza 2009). Sono memorie, riflessioni e descrizioni brevi, incontri con una varia umanità sul suolo piceno, dal famoso artista alla prostituta(o) di strada. È insieme il ritratto di una regione e una narrazione di una vita, di un uomo Ferracuti che è stato militante di una sinistra anarcoide-libertaria e ora si trova in difficoltà col mondo presente, dominato da un capitalismo amorale e famelico, e ha una forte nostalgia di tempi antropologicamente differenti (incarnati dal volto del contadino comunista buono). Il fondo del libro è un forte senso di nostalgia per ciò che è tramontato. E mi viene in mente ciò che scrive Marco Santagata in Voglio una vita come la mia, parlando dei cinquanta-sessantenni italiani come l’ultima generazione che ha avuto un vero contatto con la natura.
Riporto una pagina che trovo molto bella, e…
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