Giaceva nel letto in uno stato comatoso, troppo insensibile per alzarsi a sedere o anche soltanto per pensare. Il sole calò e nascose il volto dietro l’orizzonte. I corvi gracchiarono e volarono via. I passeri tornarono ai loro nidi. La notte si avvicinò in fretta, a grandi passi, lasciando una scia di silenzio, e ricoprì gli imperi del mondo con il suo manto di tenebra e desolazione. (p. 289)
Questa sequenza potentemente lirica chiude il romanzo di Ahmed Ali Crepuscolo a Delhi (Twilight in Delhi, 1940, trad. it. e postfazione di V. Mingiardi, Neri Pozza Editore, Vicenza 2004). Si può leggerlo da differenti punti di vista, anche come documento di una fase storica dell’India, come emblema di un incontro di due mondi culturali, della difficoltà di essere un uomo con due matrici, ecc. A me di Ahmed Ali piace la vena elegiaca, la continua evocazione della vanità delle…
View original post 303 altre parole