I Ghepardi di Finn Carling (Gepardene, 1998, trad. it. di P. M. Marocco, Iperborea 2003) sono un breve romanzo densissimo e polisenso, in cui è difficile scindere il piano del reale da quello dell’immaginario, e che pone, nel modo della narrativa, alcune questioni fondamentali e angosciose: quella del rapporto tra l’uomo e gli animali, quella del rapporto tra giovinezza e vecchiaia, quella della memoria e del dolore della memoria, quella dell’identità del soggetto in un mondo in cui tutto è labile e diviene polvere, quella della comunicazione tra gli esseri e della ricerca della verità, quella dell’impossibile libertà.
Eppure, miracolo della scrittura di Carling, questa densità è leggera. Ci sono quattro personaggi umani. Un Vecchio che ogni giorno sta seduto, vestito sempre dello stesso cappotto d’estate e d’inverno, presso la gabbia che contiene due ghepardi, uno vecchio e prossimo alla morte, l’altra giovane – sta lì immobile apparentemente…
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