Se è vero che l’autismo costituisce ormai una vera e propria galassia, entro la quale non è facile muoversi anche per chi ha delle precise coordinate di riferimento, e in cui anche i ruoli tra il soggetto nello Spettro, chi lo assiste, i suoi genitori, i terapisti, i medici, gli psicologi ecc. sono quanto mai fluidi e spesso anche conflittuali, mentre una valanga di nuove ipotesi e ricerche appesantisce un quadro già ridondante, è vero anche che in questi anni si sta espandendo anche qui da noi una vera e propria sfera di mercato dell’autismo, entro cui sorgono sempre nuove iniziative imprenditoriali o para-imprenditoriali, e in cui la ricerca di risorse economiche e di finanziamenti si va facendo frenetica. Come esiste e si manifesta nell’internet un autismo tecnicizzato, ove si vedono genitori confrontarsi sui metodi educativi discutendo accanitamente dell’applicazione di questo o quell’altro intervento cognitivo-comportamentale a suon di termini inglesi, come coping, modeling, token, step e via dicendo, così esiste un autismo patinato, che è quello di enti e fondazioni che, avendo come scopo primario la raccolta di denari, confezionano involucri allettanti, utilizzano tecniche di persuasione, appoggi politici, sfruttano consolidati modelli pubblicitari, puntano sui gadgets e sull’immagine. E utilizzano ampiamente l’inglese in luogo dell’italiano, anche là dove non sarebbe strettamente necessario.
Sempre, quando la confezione di un prodotto appare rutilante, è opportuno guardare che cosa essa copra, quale sia la vera natura del prodotto stesso che viene offerto e le cui qualità vengono sbandierate. Vale anche per l’autismo patinato: lo si deve vedere da vicino, e da tutti i lati.

Se ho ben capito bisogna stare attenti a non lasciarsi ingannare da ciò che appare, ma approfondire cosa veramente offrono e vogliono offrire queste associazioni???
Hai capito perfettamente…
Ti ringrazio Fabio.
Ciao, Patrizia
Ciao a te, Patrizia. E grazie dell’attenzione!