La mia religione 5

Καὶ εὐθὺς τὸ πνεῦμα αὐτὸν ἐκβάλλει εἰς τὴν ἔρημον. καὶ ἦν ἐν τῇ ἐρήμῳ τεσσεράκοντα ἡμέρας πειραζόμενος ὑπὸ τοῦ σατανᾶ, καὶ ἦν μετὰ τῶν θηρίων, καὶ οἱ ἄγγελοι διηκόνουν αὐτῷ.

Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato dal satana; stava con gli animali selvatici, e gli angeli lo servivano.

Non si può servire a due ragioni: non si può avere un modo di pensare emancipato, demitizzato e scientifico in tutti gli ambiti della vita, e pensare in modo religioso-mitologico nei piccoli spazi dedicati alla fede. O meglio, teoricamente non si potrebbe, ma è quel che avviene nella maggioranza di coloro che si dichiarano cattolici. In Italia, del resto, più che in altri Paesi, pesa tuttora l’eredità della persecuzione del Modernismo, della totale stroncatura di ogni velleità di pensiero libero all’interno della Chiesa. Ci fu un tentativo nuovo negli anni intorno al 1968 e negli anni seguenti fino al 1978. Fino all’avvento del papa polacco, che stese sull’Italia cattolico-progressista e liberale una cappa di paura. Per gli intellettuali cattolici non appartenenti al clero le possibilità da allora sono state due: rientrare nei ranghi, per occuparsi solo di quel che il Magistero affida al laicato, sempre visto come gregge ad autonomia limitata, obbediente ai pastori; oppure rinchiudersi in conventicole segrete o nell’isolamento personale. Io ho percorso la seconda via: da un primo periodo in conventicole all’attuale isolamento personale. Qualcosa mi ha espulso (ἐκβάλλει – si tratta dello stesso verbo usato dagli evangelisti ad indicare l’azione di Gesù che caccia i demoni, e l’esser spinto di Gesù nel deserto) nel mio attuale  ἔρημον.
Nel deserto Gesù non ha interlocutori umani: da un lato gli animali selvatici, la natura; dall’altro gli angeli e il satana. La tentazione proviene dalla mimesi di cui il satana è l’espressione suprema. In questo senso, l’umano è presente nel deserto più che in qualsiasi altro luogo. Il deserto, infatti, esiste come rappresentazione, è relativo all’umano fin nel suo nome. Nel deserto acquista la massima potenza il desiderio di essere nel suo contrario, nella folla luogo dei rispecchiamenti e del potere. Esattamente quel desiderio che Gesù respinge.

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3 pensieri su “La mia religione 5

  1. Lascio qui il mio pensierino, che forse sarebbe più indicato nel post precedente.
    Vangelo di oggi: miracolo delle nozze di Cana.
    Nelle ultime settimane abbiamo assistito, nelle letture dai Vangeli, alle varie epifanie di Gesù. Primi, i pastori di Betlemme. A seguire i Magi. Poi il Battista e la folla dei fedeli al Giordano, ed infine amici e discepoli al banchetto nuziale di Cana.
    E’ una sequenza anomala, per certi versi controintuitiva; a mio parere contraria alla logica. Alla logica umana, almeno.
    I pastori rappresentano la massa indifferenziata, potenzialmente tutti. Con i Magi, il discorso si restringe ai sapienti, a chi studia e legge. Al Giordano la rivelazione è rivolta a un gruppo di fedeli adepti del Precursore, verosimilmente di svariata provenienza.
    A Cana, possiamo immaginare qualche decina di persone, amici parenti conoscenti; un ambiente decisamente intimo.
    Chi siamo noi per giudicare la sceneggiatura della missione salvifica del redentore, e/o dei Vangeli…Ma sarebbe apparso molto più naturale il percorso inverso. Prima parenti e amici, poi il gruppo di correligionari, poi una platea sempre più vasta…

    1. In verità di “sceneggiature” ce n’è più d’una. E tra i racconti e i fatti di cui sono i racconti c’è uno spazio, che può anche essere vastissimo. Una volta che si sia rinunciato ad un impossibile letteralismo, si apre lo spazio delle interpretazioni. Ad esempio, nel deserto Gesù non aveva testimoni, dunque il racconto delle tentazioni è una costruzione teologica. E così via.

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