Ecco un piccolo episodio che illustra come funziona la mente autistica, e i problemi che questo modo di funzionare arreca a noi normali. Accompagno a scuola ogni mattina il mio figlio autistico Guido con la Panda, che solitamente è parcheggiata in giardino sotto un olmo. D’autunno l’olmo perde le sue foglie, e durante la notte molte finiscono sul parabrezza dell’auto, soprattutto se piove e tira vento. Succede quindi spesso che Guido salga in macchina, e mi veda togliere dal vetro le foglie prima di mettermi al volante. Guido non solo è autistico, ma ha un grave ritardo mentale, e non parla: comunica come può, ad esempio in auto per richiamare l’attenzione dal sedile posteriore protende un braccio, e tocca la spalla del guidatore e indica con la mano. Spesso si fatica a comprendere cosa intenda esprimere. L’altro giorno, alle 8 di mattina, come al solito lo faccio salire auto, gli sistemo la cintura, e, non vedendo foglie sul parabrezza, mi siedo e avvio il motore. Guido emette un brontolio e mi tocca la spalla indicando davanti. Penso che voglia dirmi che non ho la cintura allacciata (per lui le cose debbono essere fatte in un secondo), e la sistemo. Guido comincia a dimenarsi e mi urta la spalla, lamentandosi e dando chiari segni di insofferenza. A questo punto, come capirà facilmente ogni genitore di figli a basso funzionamento, si diventa inquieti, ci si chiede cosa sarà mai, ci si preoccupa, si teme che possa esplodere una crisi. Ma un lampo mi attraversa la mente: è autistico, deve esserci qualcosa di diverso dal solito. Le foglie! Ve ne erano infatti due, foglioline piccolissime, quasi invisibili, appoggiate alle spazzole del tergicristallo. Un dettaglio, insignificante per me, ma importantissimo per Guido: dovevano assolutamente essere tolte. Le tolgo, Guido si calma all’istante, possiamo partire.
Gli autistici vivono in un universo di dettagli, e tutti devono essere disposti in un certo modo. Il problema è che quel modo, così importante per la loro mente rigida, dalla logica strettamente binaria, quasi sempre non corrisponde al nostro, non segue le nostre gerarchie di importanza, negli spazi, nei tempi, nelle connessioni. E questo rende la vita con un soggetto autistico davvero difficile, e spesso molto dura. Come è del resto la sua in un mondo che non è fatto per lui.

Ciao Fabio, la tua descrizione per chi non ha mai conosciuto l’autismo può sembrare paradossale ma purtroppo non è così.
Io ho avuto a che fare con due ragazze e se sbagliavo a dar loro il foglio della stessa misura, la matita dello stesso colore ecc,. quel nervosismo che tu ben descrivi lo notavo immediatamente e facevo molta fatica ad entrare nel loro mondo, perciò penso che per un genitore sia una continua stressantissima vigilanza perchè tutto scorra come la loro mente chiede che scorra.
Spesso mi sono chiesta se non esista un qualche cosa che li possa aiutare oltre al cercare di renderli al massimo autosufficenti, ma da quanto ne so e da quanto ho potuto vedere, pocoo nulla fa breccia nelle loro menti.
Ho visto alcuni reagire positivamente con la musica, con i colori, con gli animali ma, come tu dici sempre, ci sono tanti autismi ed ognuno è diverso dall’altro, perciò niente è applicabile in toto.
Colgo tanta frustrazione ma anche tanta dolcezza nel parlare del tuo Guido e sono convinta da madre, che ci voglia un amore smisurato per portare avanti un figlio del quale sai in partenza che il suo futuro sarà imperscrutabile e obbligato. Un abbraccio a Guido, buona serata Franca
Grazie, Franca, una buona serata a te.
Non c’è persona che conosca meglio il proprio figlio se non il genitore
Base fondamentale e risorsa unica per chi lavora con loro. Purtroppo però non tutti la pensano così e per questo mio modo di vedere le cose credo ne pagherò le conseguenze. Io però non voglio rinunciarvi.
Guido attento ai dettagli: quanto è cresciuto, quanti cambiamenti e quanta fatica.
Un abbraccio a voi, Barbara
Grazie! I figli crescono, anche quelli autistici, e nel loro caso il peso per la famiglia di solito aumenta…
Mio caro Fabio eppure in questo frammento di episodio che rappresenta la Vostra quotidianità c’è in estrema sintesi un significato, almeno per me: da una parte l’olmo pianta che necessita di pochissime esigenze e dall’altra Guido da proteggere. Guido non potrà mai essere l’olmo, ma tu lo sei.
Tanta affettuosità Fedy
Grazie! Essere un olmo? Simpatico, ma, diciamo, un po’ statico… comunque esigenze poche, lui, davvero.
Due piccole foglioline che per noi sono insignificanti per Guido invece erano un particolare che doveva assolutamente sistemato, dovevano essere tolte come ti ha visto fare altre volte. Si, da quando ti seguo ho capito come la vita di una persona autistica sia difficile sia da vivere e sia da comprendere anche per chi è a contatto con loro costantemente come lo puoi essere tu che sei il padre di Guido. Ed è anche per questo che ammiro il tuo impegno e quello di tutte le persone come te, che cercano in tutte le maniere di aiutare questi ragazzi e soprattutto ti ringrazio nuovamente per come aiuti me e sicuramente le altre persone che ti seguono a capire questo mondo così difficile, grazie, come ho già detto, al tuo essere semplice nello spiegare ogni particolare.
Ciao, Patrizia
P.S. Un saluto grande grande a Guido
Grazie, Patrizia!
In questo mondo di lupi gli agnelli indifesi sono la vittoria del Signore.
Saluti
Cesare
L’ha ribloggato su Guido e l'autismo.
L’ha ribloggato su L'arme, gli amori.
Come si coglie autentico e grande il tuo amore per quel bambino, tuo figlio, che vive in un mondo tutto suo.
Come si coglie il tuo desiderio di aiutare chi si trova in condizioni simili alla tua, in un modo semplice, giusto.
Grazie.
Una carezza a Guido mentre dorme.
gb