Il mio secondo libro dalla soffitta, nel 1958, fu Due anni di vacanze, di Giulio Verne (come si diceva allora, pronunciandolo così com’è scritto). Anche questo lo lessi molte volte, fino a saperne ripetere a memoria alcuni passaggi. Un naufragio lascia a se stesso su di un’isola selvaggia un gruppo di adolescenti. La stessa situazione che investigherà Golding ne Il signore delle mosche, con esiti opposti. Qui i ragazzi si organizzano civilmente, come un Robinson Crusoe collettivo. Nel romanzo non c’è neanche una donna, pura avventura maschile, che bello! E questi ragazzi coi fucili, quelli veri, come li invidiavo, io che mi dovevo accontentare del mio Bengala a pallini di gomma… E quei ragazzi erano seri, così seri, che per tutta la mia vita successiva sono stato anch’io una persona seria.
