Il Nulla è stato assai loquace, negli ultimi due secoli di letteratura. Di questa loquacità, e dei sensati discorsi di ogni genere – letterario e non – argomentanti la non sensatezza del tutto, si scorge anche in queste poche pagine tutto il vigore.
Come risposta alle molte parole del Nulla, forse, l’unica parola oggi possibile per noi, ambigui amanti dell’Essere, dovrebbe sottrarsi al vaniloquio dell’ottimismo positivo, che necessariamente confluisce nell’accettazione dei valori della tecnica scatenata e dominante, e che quindi del nichilismo è la falsa alternativa, sempre insieme vincente e sconfitta. Dovrebbe aprirsi ad un silenzio duro, e solido come il nulla che sta. Mi piace intravedere un barlume di questa parola nella poesia di Yves Bonnefoy La voce di quel che distrusse :
La voce di quel che distrusse
Risuona ancora nell’albero di pietra,
Il passo sulla porta di sempre
Può ancora rifiutare la notte.
Donde viene l’Edipo che passa?
Eppure ha vinto.
Una saggezza immobile
Di fronte a lui si è prostrata.
La sfinge che tace permane
Nelle sabbie dell’Idea
La sfinge che parla si deforma
All’informe Edipo consegnata.
Forse perché “il filosofo è come Edipo: sta sull’orlo dell’abisso del nulla, cercando continuamente segni che possano trasformare questo nulla in sapere” (Franco Rella).
Il silenzio porta il canto di una parola
e una parola se viene dal silenzio
è ricca di verità e sincerità.
Il silenzio non può portare il nulla
ma l’essere.Dove c’è il nulla non c’è
neppure il silenzio..
Fiore